"Il fatto che la comunità sia sempre presente nella vita di tutti i giorni ci fa sentire sicuri. Non è qualcosa di fluido, di liquido. Non ci abbandona mai e non ci fa sentire soli. Ogni qualvolta che ne abbiamo bisogno, la comunità a cui apparteniamo è sempre lì ad aspettarci e questo ci dà conforto". (Zygmunt Bauman).

martedì 29 dicembre 2009

Addio a Carlo Sgorlon: narratore della discordia


È morto a settantanove anni lo scrittore il cui nome è strettamente legato alla terra e al mondo friulano, di cui ha raccontato storie e saghe. È stata la famiglia a dare la notizia precisando che lo scrittore, da tempo ricoverato in ospedale, è morto la sera di Natale. Carlo Sgorlon è nato nel 1930 a Cassacco, paese di quasi tremila abitanti a tredici chilometri da Udine, dove ha vissuto fino ai diciotto anni, prima di intraprendere gli studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove studiò lettere e grazie al quale riuscì a trovare lavoro come professore e insegnare nelle scuole superiori.
In quegli stessi anni iniziò a scrivere e dopo alcune storie legate a "tematiche contemporanee" tra angoscia e nevrosi, arrivò La Luna color ametista (1970), romanzo che rivelò la tendenza di Sgorlon a muoversi verso i temi corali e collettivi che caratterizzeranno la sua scrittura successiva. Del 1973 è il romanzo
Il trono di legno con cui vinse il Premio Campiello.
Con i suoi romanzi, racconti e fiabe ha vinto prestigiosi premi letterari, tra cui il Supercampiello (due volte, unico tra gli scrittori italiani contemporanei), lo Strega, il Nonino. Le sue opere sono state tradotte in decine di lingue. Tra i suoi romanzi più noti ricordiamo: La regina di Saba (1975), Gli dei torneranno (1977), La carrozza di rame (1979), La conchiglia di Anataj (1983), L'armata dei fiumi perduti (1985), L'ultima valle (1987). Il suo ultimo libro, La penna d'oro (Morganti, 2008), è un’ironica e disincantata autobiografia dove l’autore si racconta parlando della sua vita, della poetica e dei suoi rapporti con il mondo letterario, spesso difficili, confessando l’amarezza per il suo isolamento dagli altri scrittori a causa soprattutto della sua personale tesi dov’è convinto che l’uomo possa “percorrere il proprio cammino muovendosi su due piani di esistenza paralleli: quello della realtà e quello del fantastico”.

lunedì 21 dicembre 2009

ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU by Mariah Carey


I don't want a lot for Christmas
There is just one thing I need
I don't care about the presents Underneath the Christmas tree
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I want for Christmas is you
I don't want a lot for Christmas
There is just one thing I need
Don't care about the presents Underneath the Christmas tree
I don't need to hang my stocking
There upon the fireplace
Santa Claus won't make me happy With a toy on Christmas day
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I want for Christmas is you
Ohh, Baby ...My Baby...You know I love you
So baby, baby...My Baby You know
I love you So baby, baby...
My Baby I won't ask for much this Christmas
I won't even wish for snow
I'm just gonna keep on waiting Underneath the mistletoe
I won't make a list and send it
To the North Pole for Saint Nick
I won't even stay awake
To hear those magic reindeer click
I just want you here tonight
Holding on to me so tight
What more can I do, baby all I want for Christmas is you
Ohh, Baby ...My Baby...You know
I love you So baby, baby...
My BabyYou know I love you So baby, baby...
My Baby All the lights are shining
So brightly everywhere
And the sound of childrens' laughter fills the air
And everyone is singing
I hear those sleigh bells ringing
Santa won't you bring me
The one I really need
Won't you please bring my baby to me
I don't want a lot for Christmas
This is all I'm asking for
I just wanna see my baby
Standing right outside my door
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
all I want for Christmas is you
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I want for Christmas is you
Ohh, Baby ...My Baby...You know I love you
So baby, baby...My Baby
You know I love you So baby, baby...My Baby

domenica 6 dicembre 2009

Un nuovo portale per pensare e far pensare i giovani


In un millennio come il nostro, dominato da internet, dalla televisione, da status symbol che dettano leggi e moda, un millennio dove comunicare sta diventando l’unica e vera necessità e dove gli adolescenti sono sempre alla perenne e frenetica ricerca di emozioni sempre più forti, nasce un sito che ha la voglia e basa la sua mission, sull’idea di creare una sorta di punto di riferimento per i ragazzi dei nostri giorni che si trovano con sempre meno validi e affidabili punti di appoggio dove attingere per fermarsi e riflettere.
Questo sito si chiama «Cogito et volo» ed è il risultato di un connubio di forze di un gruppo di collaboratori, coordinati dall’ideatore Saverio Sgroi, sensibili ai delicati temi che gli adolescenti d’oggi affrontano a volte con troppa leggerezza. Infatti in questo portale, rivolto principalmente ai giovani ma aperto anche ai meno giovani, si potranno trovare principalmente articoli d’attualità che affrontano temi sensibili del nostro tempo come l’amicizia, l’amore, la scuola, la musica, la sessualità, l’alcol, ma anche recensioni di film e libri interessanti, che hanno l’obiettivo di pensare e far pensare i giovani lettori.
A sottolineare l’importanza dell’iniziativa, unita alla voglia dei collaboratori del sito di mettere i giovani al cospetto di situazioni delicate e complesse che vanno affrontate con il giusto piglio come la libertà, le speranze, il dolore e i sogni, codesti collaboratori si sono prefissati l’obiettivo di registrare il sito come testata giornalistica e perché no un giorno tentare l’avventura del magazine cartaceo da distribuire nei sensibili e strategici punti che accomunano i giovani nella provincia di Palermo. Altro sogno ambizioso sarebbe l’espansione fuori provincia e la distribuzione a livello nazionale nelle biblioteche e nelle maggiori scuole. Obiettivi questi, ideati appositamente per rendere questo portale un punto d’incontro e di riferimento per i nostri giovani...

Per registrarsi al sito basta andare su www.cogitoetvolo.it e seguire le istruzioni.

mercoledì 2 dicembre 2009

Italiani e posta elettronica



Il tempo che in media noi italiani trascorriamo davanti le nostre poste eletroniche per rispondere ai messaggi, ammonta a circa sette giorni all’anno, ovvero circa 180 ore della nostra vita. A rivelare questo dato è una ricerca dell’azienda finlandese Nokia, che rivela che il 56% degli italiani trascorre più di mezz’ora al giorno a leggere e successivamente rispondere ai messaggi di posta elettronica, e che questo dato aumenta di anno in anno e di certo non sembra avere intenzione di arrestarsi.

La e-mail in Italia sta diventando oramai il mezzo di comunicazione più utilizzato, difatti hst scanzando l’utilizzo del “vecchio” telefonino e degli antiquati sms. Ogni italiano riceve in media ogni giorno circa venti mail, che riguardano questioni di lavoro principalmente ma anche di rapporti interpersonali e sociali e per gli acquisti on line che si moltiplicano senza sosta.

È evidente che non solo in Italia, ma in tutto il mondo, il web ha praticamente stravolto il nostro modo di comunicare, e incosciamente sta sconvolgendo anche il nostro modo di pensare e di rapportarci agli altri. Un particolare sguardo è da riservare alle questioni interpersonali, infatti tramite web è più facile comunicare per gestire rapporti d’amore e di amicizia, rendendo nel contempo codeste relazioni più distaccate e finte. Dove si andrà a finire di questo passo? La risposta a questa cruda domanda è da ricercare ognuno dentro di noi stessi: una società che non dice le cose “in faccia” è una società che ha paura, che ha timore delle “risposte” e delle relazioni, quindi una società che via via s’impoverisce e rende i caratteri della sua gente sempre più deboli e inaffidabili. Allora sarebbe meglio tentare di trovare un punto d’incontro che si adatti alle singole esigenze, per esempio rispondere sì alle mail per le questioni “ufficiali”, ma per quelle più private meglio recarsi davanti la porta di casa delle persone interessate e rapportarsi guardandosi negli occhi, alla vecchia maniera insomma...


venerdì 6 novembre 2009

Looking for translators


Hello everybody,

I'm still looking for a english publisher to translate my novel "The guy with a strange karma". Before that I need a translator, somebody who can help me translating this novel and later, find a publisher.

I'm waiting for interested people. You can contact me at this mail address: danielecheri@gmail.com

Enjoy reading this blog...

Daniele

giovedì 22 ottobre 2009

Intervista a Giacomo La Franca per «Il settimanale di Bagheria»


Pietre Cadute (310 pagine, 15 euro, Eclissi Editrice) è il romanzo d’esordio di Giacomo La Franca, originario di Realmonte, in provinvia d’Agrigento, ma residente a Milano da diversi anni. Il romanzo si snoda contrapponendo la vita del protagonista, ora durante i ribelli anni universitari, ora da sposato con moglie e figlia al carico e impiegato in un grande azienda del marketing a Milano. Quella di La Franca è una storia intensa, carica di emozioni e riflessioni, resa leggera e scorrevole da un linguaggio ironico e da dialoghi aperti, dove l’incertezza del protagonista, Paolo, per il futuro, ci rivelano piccole sorprese e continue fughe, con l’obiettivo di riportare indietro una parte di sé perduta nel tempo e nella quotidianità, che sembra essere l’unico vero giudice di vita.
L’autore siciliano, davanti una tazza fumante di caffè in un bar di Milano, mi ha concesso l’onore di poter porgli delle domande e scambiare così pareri e timori di un’arte, quella della scrittura, in continua evoluzione e che subisce i ritmi frenetici della nostra era, ma che non smette di perdere il suo fascino e soprattutto non smette di rilasciare emozioni agli appassionati.


Come nasce una storia? Viene fuori prima il titolo che ispira la storia o nasce prima l’idea del racconto?
Il materiale “grezzo” di una storia, nasce sempre dal tuo vissuto, da ciò che vedi e che hai sentito. Poi è la fantasia il vero artigiano che affina, elabora e costruisce un racconto, nel mio caso un romanzo.
Sicuramente nasce prima l’idea del racconto, il titolo è accessorio, “Pietre cadute” si è chiamato per due anni “Barcellona” ed è stato un mio amico a farmi notare che poteva essere scambiato per una guida turistica, il che forse avrebbe contribuito alle vendite.
Chi scrive ha sempre dei piccoli riti o abitudini che segue regolarmente. Le tue quali sono, se ne hai?
Io ho fatto di necessità virtù. Avendo moglie, figlia e una cagnolina in genere scrivo di notte quando “le mie donne” dormono. Alle ventitrè circa mi faccio un caffè doppio e m’immergo nella scrittura per due, tre ore. Ovviamente la sveglia del mattino è un castigo divino.
Cosa vuoi rappresentare con il passaggio del protagonista di “Pietre cadute” da studente modello a vero rinnegato universitario?
In realtà il protagonista ha una metamorfosi molto più complessa, determinata dal fatto che non sa bene ciò che vuole e comincia a crescere dentro di lui la necessità di trovare una propria identità che è distante dalle aspettative stereotipate dei suoi genitori.
L’amicizia nel libro rappresenta un valore fondamentale, ma per La Franca cos’è veramente l’amicizia?
Sicuramente l’amicizia è una forma d’innamoramento a volte più sottile e meno cruento dell’amore per una donna, dove giocano ruoli importanti e devianti, il senso del possesso e della gelosia, molto di più che nell’amicizia.
Quando finisci di scrivere un libro sei pienamente soddisfatto o c'è sempre qualcosa che cambieresti?
Se potessi riscrivere o modificare “Pietre cadute” lo farei subito. Non si è mai soddisfatti pienamente perché quando il tuo romanzo è già nelle librerie tu intanto sei cambiato e alcune cose dentro di te sono diverse e per certi versi non coincidono più pienamente con ciò che sei dopo la pubblicazione. Per questo molti scrittori non rileggono mai i romanzi che hanno scritto.
Cosa significa essere scrittore oggi e come si fa diventarlo?
Essere uno scrittore in Italia oggi è prendere coscienza del fatto che molto difficilmente vivrai di questo lavoro e quindi se scrivi è perché ami farlo senza contropartite. Alla domanda “come diventarlo?” non so proprio rispondere, anche perché bisogna capire quando lo si diventa. Magari quando hai pubblicato con una casa editrice? Quando hai venduto un numero cospicuo di copie? Un premio letterario… non so. Forse quando uno sconosciuto/a che ti ha letto ti scrive dicendoti che gli hai regalato emozioni, sorrisi e una lacrima, ed io ho avuto la fortuna di ricevere più di una mail dai miei lettori con i ringraziamenti per le emozioni provate all’interno delle pagine di “Pietre cadute”.
Se la tua scrittura fosse accompagnata dalla musica, quale genere sarebbe?
Sarebbe sicuramente rock in tutte le sue declinazioni!
Progetti letterari in cantiere?
Sto lavorando su un noir ambientato tra il lago di Como (ad alcun scrittori ha portato fortuna questo lago) e le valli del Ticino. Spero di poterlo dare alle stampe in primavera.

mercoledì 14 ottobre 2009

THIRST a poetry of Keko Kresina


When thirst is my deprived sense
I tell of travels far from west
when you and I ate love all day
in a reality devoid of right
you smelled of blood
drinking your raw years away
I never think of you unless
thirst brings back that uncooked sense
when you asked – does the silver moon
light our path back to the west
the wisest lie I ever told you
was a promise I was being honest
I'm back to where everything sounds
and night talks don't deceive
where the sun reminds me of another
where my needs are of higher class
and the only memory of you
is thirst for your unripe lion eyes

giovedì 8 ottobre 2009

HERTA MULLER vince il Premio Nobel 2009 per la letteratura


"Con la forza della poesia e la franchezza della prosa, descrive il panorama dei diseredati", questa è la motivazione con cui la scrittrice rumeno tedesca Herta Müller ha vinto il premio Nobel 2009 per la letteratura.

Nelle sue opere ha rappresentato gli aspetti più crudi del suo ambiente (la miseria e l'arretratezza culturale della minoranza tedesca del Banato) e della situazione politico-sociale della Romania durante gli anni bui del regime di Ceausescu, con un riferimento particolare alla disperata condizione delle donne costrette a subire oltre al giogo politico, anche il ricatto sessuale che veniva comunemente praticato all'interno delle fabbriche.

giovedì 1 ottobre 2009

Prefacio de: “El chico con un karma extraño”

He leído muy cuidadosamente una nueva novela de Daniele D’Agostino, un joven escritor siciliano, que sabe como mezclar ficción y realidad.
Alberto es el nombre del protagonista de “El chico con un karma extraño”: es un joven chico siciliano que desconforme con su vida y con no muy buena relación con su familia y amigos, decide mudarse desde su isla a Milán, donde un viejo amigo suyo, le acoge. Pero la ciudad no es el cielo que Alberto esperaba encontrar, porque ofrece mucho entretenimiento y Milo ha cambiado, pero su amistad con Alberto todavía permanece sincera.
Alberto cae en una crisis existencial, intentando luchar contra la vida. Patrizia, una chica que conoció una noche por casualidad, decide llamarle “chico karma”, porque se ella se da cuenta que cada cosa que él hace o cada comportamiento que tiene no viene marcado por su destino. Alberto es listo, sabe diferenciar el bien del mal, y sufre por los amigos que están pasando malos momentos en sus vidas.
Esta novela es una mezcla de acontecimientos, sufrimientos, incertidumbres y violencia, situada en una ciudad donde el protagonista no da demasiada importancia a tomar decisiones sobre su vida futura, está distraído por el complicado universo femenino compuesto por Patrizia, Federica y Lara.
La lectura de esta novela es muy interesante y emocionante porque el escritor sabe como involucrar a los lectores con un estilo fácil, utilizando muchas palabras de la jerga juvenil. Alberto también quiere borrar su pasado, pero retorna pronto: su nombre es Lara. Ella es su mejor amiga de siempre que vive en Milán, y juntos intentan encontrar la felicidad en algún sitio.
Esta novela, al igual que la anterior llamada “Espíritu libre” nos enseña las pequeñas partes del escritor, que piensa que viajar es necesario para el alma, pero también la amistad, felicidad, solidaridad y el amor a los amigos. Todas estas cosas son esenciales para D’Agostino, porque le dan la inspiración para su escritura, y tiene que ser considerado como una gran herencia para todos nosotros.

(prefacio realizada por Giucar Marcone)
(traduccion realizada por Ines Martinez Albes)

martedì 22 settembre 2009

PREFACE de "L’homme à l’étrange karma"


J’ai lu attentivement une nouvelle écrite par Daniele D’Agostino, un jeune écrivain sicilien, qui arrive à mêler fiction et réalité avec talent.
Alberto, le protagoniste de “L’homme à l’étrange karma”, est un jeune garçon sicilien, qui, déçu par la vie universitaire, par la relation compliquée qu’il entretient avec ses parents, une vie quotidienne dans laquelle il se sent végéter, décide un beau jour de tout quitter, d’abandonner son ile pour trouver de nouvelles stimulations et d’aller à Milan, où son ami Milo lui offrira l’hospitalité.
Mais la métropole lombarde n’est pas le Paradis qu’Alberto imaginait, elle n’est pas fait pour lui qui au fond reste un garçon du Sud. Milan offre tant de distractions, presque trop. Milo a changé, même si son amitié pour Alberto reste sincère.
Le jeu de la vie s’amuse à embrouiller chaque situation. Alberto est au bord d’une crise existentielle, il essaie de se défendre, de ne pas sombrer dans les sables mouvants de la dépression.
Patrizia le surnomme le garçon du Karma parce que chez lui chaque action est la conséquence d’autres actions et rien n’est dû au hasard.
Alberto est un garçon à l’intelligence vive, il sait faire la différence entre le bien et le mal, il ne cède pas au vice, il souffre pour ses amis qui traversent de sombres périodes dans leur vie, pas seulement celles de l’esprit.
Bien qu’il la fréquente, la banlieue avec ses établissement n’est pas faite pour lui.
"Le garçon à l’étrange Karma" est un kaléidoscope d’événements, de souffrances, d’incertitudes, de violence.
A Milan, Alberto n’arrive pas à atteindre la sérénité nécessaire pour prendre des décisions importantes concernant son futur.
L’univers féminin, représenté par Patrizia, Federica et Lara, joue un rôle important tout au long de l’histoire racontée dans ce livre.
La lecture de ce récit est passionnante, pleine de rebondissements inattendus. D’Agostino sait comment impliquer le lecteur : il arrive à l’emporter dans l’engrenage du roman avec un langage simple et précis, n’hésitant pas à utiliser des termes aujourd’hui très à la mode chez les jeunes.
Nouvel Ulysse, Alberto tente de trouver ailleurs son présent et son futur. Mais le passé doit-il vraiment être complètement oublié ? Et voilà qu’il refait surface en la personne de Lara qui le rejoint à Milan, dévouée et sincère, comme toujours.
Non, Milan n’est pas faite pour lui qui aime par-dessus tout la sérénité de l’esprit. Il se remet alors en route, avec Lara cette fois, jusqu’à Bologne, une nouvelle étape de sa vie dans la recherche du rêve utopique d’un bonheur qui ne peut être atteint sans la sérénité intérieure.
Cette œuvre, comme la précédente intitulée “Esprìt libre” contient des détails autobiographiques sur l’auteur, qui considère que le voyage est une nécessité de l’âme. L’amitié, la solidarité, l’amour pour l’autre moitié du ciel sont, avec le voyage, les sources dans lesquelles Daniele D’Agostino puise son inspiration pour écrire ses récits et romans qui, justement parce qu’ils sont inspirés par la vie, deviennent un patrimoine pour nous tous.

(préface originale de Giucar Marcone)

(traduction par Elodie Vandelle)

mercoledì 16 settembre 2009

PREFACE of "The guy with a strange karma"

I’ve read very carefully a new novel by Daniele D’Agostino, a young Sicilian writer, who knows how to mix fiction and reality.
Alberto is the name of the protagonist of “The guy with a strange karma”: he is a young Sicilian guy, who, disappointed by his life and a not very good relationship with parents and friends, suddenly decides to move from his island to go to Milan, where an old friend of his, Milo, gives him hospitality. But the city is not the Heaven that Alberto wanted to achieve, because it offers too much entertainment and Milo has changed, but his friendship with Alberto still remains sincere.
Alberto is falling down into an existential crisis, trying to fight against life. Patrizia, a girl occasionally met a night, decides to call him “karma guy”, because she realizes that every action he does or every behavior he has don't come by the fate. Alberto is smart, he knows how to make difference between good and evil, and he suffers for friends who are going through very bad moments in their lives.
This novel is a mix of events, sufferings, uncertainties and violence, taking place in a city where the protagonist is not very calm to take important decisions about his future life, he is distracted by a complicated female universe made up of Patrizia, Federica and Lara.
The reading of this novel is very interesting and thrill because the writer knows how to involve the readers with a very easy style, using many words coming from the universe of youth. Alberto also wants to delete his past, but it comes back so soon: its name is Lara. She’s his old best friend who arrives in Milan, and together they try to find happiness somewhere else.
This novel, like the past one called “Esprit libre”, shows us a small part of the writer, who thinks that travelling is a necessity of the soul, but also friendship, happiness, solidarity and love for friends. All these things are essential for D’Agostino, because they give him inspiration for his writing, and this must be considered such a great heritage for all of us.

(prefazione italiana del giornalista Giucar Marcone)
(traduzione a cura della dott.ssa Imma Sciplini)

mercoledì 9 settembre 2009

INSIDE-ART: un’occasione unica per i giovani artisti misilmeresi


L’11-12-13 e il 18-19-20 settembre, presso il Cortile Grimaldi di Misilmeri, nell’ambito del QuartierArte, avrà luogo l’evento Inside-Art, una manifestazione artistica che si pone l’obiettivo principale di proporsi come uno spazio creativo immersivo, dove l’espressione artistica diventa strumento di condivisione con il pubblico, annientando le distanze tra il creativo e il fruitore attraverso installazioni e performance senza dubbio singolari.
Sotto la direzione organizzativa della ButterflyforUniversity e la direzione artistica di Marianna Ippolito si alterneranno per questi due week-end di fine estate i lavori di: Barbara La Lia, con la sua Veglia a Modigliani, installazione e performance dedicata ai geni creativi consacrati solo al momento della morte di cui Modigliani ne è un esempio emblematico; Roberto Garofano, con Omaggio all’Action Painting, performance interattiva continua in cui i visitatori realizzeranno un’opera d’arte collettiva attraverso i loro gesti istintivi; Rosario Romano, con 11-09-’01 Allarme Terrorismo, installazione ispirata alla devastazione fisico-psicologica degli attacchi terroristici che hanno stravolto il nostro approccio verso mondo; Massimo Bonanno e Francesco 30Coste, con Creazione Illuminante, performance dedicata al momento della “creazione” dell’opera d’arte, tutta giocata sugli effetti illusionistici dei colori fluorescenti; Francesca Catania, con Anima dell’Inanimato, installazione che rappresenta l’affermazione dell’oggetto di moda come oggetto d’arte con una propria anima e non esclusivamente come oggetto di tendenza, la stilista inoltre creerà un’abito in estempoanea; Giusto Sucato, con Il Pilastro della Memoria, installazione che attraverso l’uso di materiali costruttivi del passato rappresenta la storia come identità collettiva di un popolo. Poi ancora Massimo Bonanno con Viaggio, installazione inno all’avventuroso percorso della vita segnato da due fasi imprescindibili: la Nascita e la Morte. Di nuovo Francesco 30Coste, con Cemento…E basta, installazione dove la morte della creatività viene figurata attraverso l’utilizzo di oggetti murati, in pieno stile mafioso.

Durante i due week-end inoltre si succederanno performance musicali offerte da gruppi emergenti locali che, con spirito di solidarietà e condivisione, hanno sposato questo progetto omaggiando sei serate musicali molto diverse tra loro per andare incontro a gusti differenti dell’intera comunità.
Marianna Ippoolito, ideatrice della manifestazione, sostiene che questo evento deve in un certo senso scuotere l’opinione pubblica e della pubblica amministrazione misilmerese e non solo, perché solo dando la possibilità ai giovani artisti locali di esporre le proprie idee attraverso le loro opere, si può in un certo senso limitare l’esodo di codesti artisti verso mete e luoghi più “liberi” e “aperti” dove possono esporre le proprie opere con molta più facilità. Con questa rassegna, l’aridità artistica che da anni caratterizza il paese di Misilmeri e tutti i paesi del comprensorio, viene messa in totale discussione. Questa carenza è ovviamente dovuta alla mancanza di spazi espositivi permamenti e di progetti di manifestazioni inerenti l’arte, quindi gli artisti di Inside-Art, tenteranno di sensibilizzare i cittadini, stimolandoli, coinvolgendoli e lasciandoli che essi entrino all’interno dei percorsi creativi di ciascuno di loro.

mercoledì 2 settembre 2009

News from London...

La mia esperienza londinese continua... Sono sempre alla ricerca di un editore inglese che si decida a tradurmi il romanzo "Il ragazzo dallo strano karma" anche se la strada da fare è davvero lungo e tortuosa...
Sempre qui a Londra, sto trovando quel connubio indispensabile per me, composto da creatività e serenità, che mi sta permettendo di continuare la stesura del nuovo romanzo che si chiama "Gita d'oltralpe". Si tratta di un viaggio che da Palermo lo spingerà fino a Parigi, dove il protagonista va alla ricerca di un vecchio amore che credeva perso per sempre. Nel contempo però, starà trascorrendo delle giornate da almanacco dei grandi ricordi con i suoi fedeli amici, tra le insidiose ma estasianti strade della capitale francese.
Sono lieto di annunciarvi che ho preso la decisione di rendere pubblico su questo blog, le prime pagine del libro, e perché no, se ci sarà un ottimo riscontro di letture, continuare a inserire, periodocamente, le pagine di "Gita d'oltralpe".
Per il momento continuo la stesura del testo e nel contempo "subisco", con molta intensità l'esperienza e la mentalità londinesi, molto importanti per una corretta e "aperta" crescita del mio spirito creativo, che in questa città, come già detto, sta trovando nuova linfa vitale.
Resto sempre alle ricerca di traduttori e chi vuole aiutarmi a tradurre e trovare editori stranieri e quindi pubblicare i miei libri all'estero...
A presto aficiodanos...

lunedì 10 agosto 2009

WHITE RAJAS OF SARAWAK

Quando si sente parlare dell’isola di Borneo, si pensa subito a un’immensa isola (la quarta del mondo per superficie) equatoriale dell’oceano pacifico tra l’Australia e la Malesia situata nel sud est asiatico e divisa politicamente in tre settori. Si tratta, in effetti, di un territorio totalmente ostile all’uomo, dove il clima resta per tutto l’anno costantemente caldo umido con piogge continue e col suolo completamente ricoperto da una densa e sempreverde foresta, interrotta da grandi spazi paludosi dove le coste sono basse e piatte occupate dalle mangrovie e parte della popolazione vive ancora in tribu.
I tre grandi settori cui è suddivisa l’isola di Borneo sono: il Kalimantan, che rappresenta la più grande parte, quella situata nella parte meridionale e appartiene all’indonesia; il piccolo ma celeberrimo stato indipendente del Brunai, dove il sultano è conosciuto come uno degli uomini più ricchi del mondo grazie ad un unico pozzo petrolifero; infine nell’isola di Borneo, nella parte nordoccidentale, troviamo il Sabah e il Sarawak, due regioni ostili che appartengono allo stato della Malesia.
Un aspetto che si ignora molto è la singolare storia che ha portato al regno in quest’isola pacifica e inospitale un certo sir James Brooke. Questo distinto signore inglese, funzionario ai servizi della Compagnia inglese delle Indie Orientali, nel 1840 trovandosi a navigare attorno le coste dell’isola di Borneo, aiutò lo zio del sultano del Brunai, a reprimere una rivolta di indigena scoppiata sull’isola e venne ricompensato con la concessione della vasta e inospitale regione del Sarawak e nel 1842 viene nominato Raja, ovvero governatore. Con il raja James Brooke comincia un periodo di grande prosperità per il neo stato indipendente del Sarawak, infatti codesto governatore comincia a organizzare lo stato riformando l’amministrazione del territorio, civilizzando gli indigeni, reprimendo la pirateria che infestava le coste e i fiumi interni, riuscendo, con un piccolo ma organizzato esercito, nel 1857 anche a reprimere la sollevazione dei cinesi che invasero la capitale del Sarawak, Kuching, col tentativo di conquistare quella fetta di isola che da tempo reclamavano.
Sir James Brooke regna nello stato del Sarawak fino al 1868, anno in cui gli succede al trono come raja il nipote Charles Johnson Brooke, che a sua volta riesce a dominare le minacce dei capi delle tribu ribelli, che anch’essi reclamavano quella fetta di isola, e mettendo il territorio sotto protezione dell’Inghilterra. Alla morte del raja Charles Brooke, succede al trono, nel 1917, il figlio Charles Vyner, ed è con quest’ultimo re britannico che si conclude la dinastia dei raja bianchi di Sarawak, conosciuta come l’epoca più fasta e importante della storia del Sarawak
Alla fine della seconda guerra mondiale una grande rivolta civile, a causa delle numerose e variegate entie di popolazioni che vi si stanziavano, scoppia all’interno del territorio, che il raja al potere, Charles Vyner Brooke, non riesce a reprimere ed è costretto a lasciare il trono rifugiandosi in Nuova Zelanda. Il territorio diventa colonia inglese a tutti gli effetti e nel 1963, ottiene l’indipendenza si raggruppa alla federazione di stati della Malesia.
La popolazione di questo territorio resta tutt’oggi molto variegata, vi si trovano molteplici colonie come i cinesi che costituiscono la classe degli artigiani e degli agricoltori, i malesi quella dei boscaioli e pescatori e gli indiani che rappresentano i piccoli negozianti. Ma oltre a questi grandi gruppi, nel territorio persistono numerose tribu indigene che vivono addentrati nelle foreste come i Dayak, i Keniah, i Murut, i Kayan, i Punan o i Klemantan.
Oggi il territorio del Sarawak sta subendo una continua trasformazione, una grande multinazionale vi ha installato un centro per l’estrazione di petrolio che rappresenta, insieme ai suoi prodotti derivati, la maggiore esportazione dell’isola. Un’altra grande risorsa del territorio è data dal legno e nel paese è in corso un’opera di sfruttamento ai limiti dell’eccessivo di questo bene che potrebbe portare allo squilibrio dell’intero ecosistema se il governo malese non si decide ad attuare un’adeguata politica di salvaguardia. Oltre a questi due importanti risorse il Sarawak basa la sua economia sulla pesca, il tabacco, il cuoio e il caoutchouc.
Questa terra, lontana e selvaggia e ostile, ha da sempre ispirato numerosi autori che si sono avventurati in questo lontano angolo di mondo affascinati dalla bellezza quasi primordiale del suo paesaggio e dalla natura incontaminata che regna nel suo interno, ma anche dalla storia dei suoi governatori bianchi che hanno saputo portare il Sarawak a un livello di evoluzione sociale e di organizzazione interna che altrimenti non avrebbe mai raggiunto. Tra le maggiori opere troviamo: Un raja bianco a Borneo di Nigel Barley; I raja bianchi di Gabrielle Wittkop; I raja bianchi: La dinastia dei Brooke a Borneo di Bob Reece. Un importante autore italiano famoso per i suoi personaggi ispirati al grande James Brook e ai territori del Sarawak è Emilio Salgari, ricordato soprattutto per il ciclo dei pirati della Malesia dove ha dato vita a personaggi come Sandokan, il Corsaro Nero o Yanez da Gomera.

venerdì 24 luglio 2009

LONDON EXPERIENCE: conservazione o integrazione?


La prima cosa di cui ci si accorge nel momento in cui si recupera il bagaglio dopo aver oltrepassato la cosiddetta ‘‘border line’’ all'aeroporto di Stansted, è che si trovano inservienti con le casacche fluorescenti ad ogni angolo del terminale pronti ad aiutare i passeggeri nel trovare la retta via per raggiungere il centro di Londra o le località sparse nella periferia della megalopoli inglese. Il coach che porta in centro città scorre sulla corsia di sinistra e questo reca non poca impressione a chi è abituato a guidare sulle ''normali'' corsie di destra. Arrivati in centro città, si rimane sconvolti dell’ifinito groviglio di linee della metropolitana che servono la città in lungo e in largo e lì dove l’underground non arriva, ecco un efficiente sistema di autobus, quelli rossi a due piani, a portata di biglietto che ha il solo inconveniente di costare 6 sterline anche se con questo è possibile utilizzare metropolitana e autobus per l’intero arco della giornata nel centro città e nella vicinissima periferia.
Londra conta circa una decina di milioni di abitanti rendendola una delle città più cosmopolite del pianeta dove tutte le religioni, etnie, culture, lingue, abitudini si incontrano e si confrontano facendo abbattere ogni muro di ipocrisia e chiusura mentale che da tanti anni attanaglia la mentalità della nostra bella Italia.
Per ogni permanenza che si rispetti a Londra, non si può certo non visitare alcuni luoghi di culto tra cui la National Gallery situata su Trafalgar square, il British Museum, la Saint Paul cathedrale, Buckingam Palace coi suoi giardini reali, il museo delle cere Madame Tussaud, ma anche Harrods, Covent Garden e tutti i mercatini dove perdersi dentro come quelli di Notting Hill e Candem town. Ma c’è qualcosa che attrae la gente a Londra e come una calamita la tiene attaccata verso di se: si tratta della sua aria, della sua atmosfera molto positiva e creativa che per qualcuno come il sottoscritto ‘‘costretto’’ a creare, è molto importante, vitale quasi.
Tuttavia c’è da considerare un effetto contraddittorio all’effetto cosmopolita che un’immensa città dovrebbe produrre in automatico: si tratta di quello spirito di conservazione della specie che spinge gente proveniente del suo stesso paese a restare estranei al melting pot e mantenere intatte quell’insieme di tradizioni, tra cui lingua e abitudini, che formano la cultura di un determinato popolo. Si tratta delle gente proveniente da est, ma anche dei portoghesi e degli italiani anche. La cosa che pero’ mi lascia ancor più perplesso è che sono i giovani in primis ad alimentare questa cosiddetta ‘‘conservazione della specie’’ quando invece dovrebbero tentare, in maniera molto easy ovviamente, di allontanarla e immergersi nella cultura british, determinante per un buon apprendimento della lingua inglese e soprattto calarsi in un mondo affascinante e ricco di creatività organizzata.
Quest’impressione mi ha suscitato diversi spunti di riflessione sul fatto che contare su noi stessi e basta, risulta ancora difficile in un’era come la nostra dove tutto è accessibile, perché abbiamo ancora necessità di avere gente della nostra ‘‘specie’’ nei paraggi che ci guidi e in un certo senso ci dia una certa tranquillità trasformandosi in punti di appoggio. Spero che qusto messaggio non urti la sensibilità di certuni e che invece serva da sprono a chi si accinge a vivere un’esperienza nella Greater London, così come in qualsiasi posto straniero, grande e lontano dal paese natale. Perché solo immergendosi interamente in una cultura straniera, abbandonando per un certo periodo le tradizioni, si può veramente capire il valore di un popolo e il processo che ha portato costui a essere ciò che è in questo millennio.

giovedì 16 luglio 2009

CERCO TRADUTTORI

Ciao lettori,
sto cercando dei traduttori per i miei libri (pubblicati in Italia) in qualsiasi lingua (inglese, francese, spagnolo, tedesco, etc...). Purtroppo per adesso non posso garantirvi nessun guadagno imminente, ma nel momento in cui i libri tradotti verranno presi in considerazione dalle case editrici dei rispettivi paesi delle lingue tradotte, in quel caso la situazione cambierebbe...
Contattatemi all'indirizzo mail: danielecheri@gmail.com
Cheres lecteurs
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Hi,
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martedì 30 giugno 2009

Abbonarsi a IL BANDOLO conviene per una buona salute culturale


Cari amici
Vorrei indicarvi un periodico di cultura, dove scrivo personalmente e costantemente, che porta avanti una mission interamente indirizzata verso la buona cultura. Il periodico, a cadenza bimestrale, si avvale della collaborazione di numerose personalità del variegato ambito culturale nazionale e viene distribuito in tutta Italia. E' stato fondato nel 1901 da Luigi Consiglio, nonno del presente ed omonimo editore e dopo una ripresa delle pubblicazione nel 1981 e una successiva interruzione 6 anni dopo, nel 2008 il Dr. Luigi GianfrancoConsiglio, già docente di Tecniche della Comunicazione e Scienze del Territorio, su sollecitazione di vecchi amici e lettori, riprende le pubblicazioni mantenendo inalterata la mission e avvalendosi della saggia collaborazione del Dr Pino Badalamenti, nel ruolo di DirettoreResponsabile.
Vi pregherei pertanto di abbonarvi poiché mi sembra giusto dare consenso alle sane iniziative, specialmente a quelle che sono autonome dalle derive "politiche".
Per abbonamenti annui:
ORDINARIO: a discrezione del destinatario
SOSTENITORE BENEMERITO: minimo € 30,00
Accrediti su c/c intestato a "Il Bandolo di Consiglio" intrattenuto presso Banco di Sicilia - Unicredit Group
Codice IBAN: IT80 U 01020 04685 000300686698
Per ulteriori informazioni potete contattare la redazione de Il bandolo tramite i recapiti sotto elencati:
cell: 328 1527131
tel: 091 6259948 "

Spero leggerai "Il Bandolo" con assiduità
Buona lettura
Daniele D'Agostino

Il design internazionale a Palermo


Si è conclusa da poco la terza edizione della manifestazione internazionale, nata nel 2006, su idea dall’architetto Giuseppe Finocchio e organizzata dalla ICOD (associazione culturale con sede a Palermo di cui è fondatore), in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Palermo, che coniuga design, grafica, arte, cultura e sviluppo sostenibile, chiamata Palermo Design Week. Da lunedì 25 a domenica 31 maggio del 2009, si sono susseguiti, tra l’Ex Deposito Locomotive a Sant’Erasmo (sito in via Messina Marine), Villa Alliata Cardillo (via Faraone, 2) e diverse altre sedi dislocate per la città, mostre, conferenze, workshop, happening e design party che trasformeranno Palermo in un grande palcoscenico della creatività.
Grazie a questi eventi, numerosi architetti e designer internazionali, si sono incontrati nel nostro capoluogo, confrontandosi con gli appassionati in materia che si sono dati appuntamento nei diversi luoghi dell’eventi e durante l’intero arco della settimana. “Palermo Design Week” si è posto l’obiettivo di trasformare Palermo in una piattaforma internazionale del design, nonché a farle svolgere la funzione di porta d’accesso alla comunità del design del bacino del Mediterraneo.
La mostra principale e filo conduttore di tutta la manifestazione è stata quella di design, inaugurata lunedì 25 maggio all’Ex Deposito delle Locomotive, curata da Porzia Bergamasco che ha preso il nome di “Storie di Design”. In quell’occasione si sono esposti progetti realizzati da designer provenienti da vari paesi europei: in tutto hanno preso parte all’eventi cinquantaquattro designer da tutti i paesi della comunità europea. Sempre di lunedì e sempre all’Ex deposito delle Locomotive si è inaugurata anche la mostra “L’Architettura e le grandi navi”, a cura di Marco Casamonti e Caterina Frisone, dove sono stati proiettati 20 video-installazioni che ripercorreranno le tappe dell’evoluzione dell’architettura navale, dal periodo fra le due guerre fino ai giorni nostri, intrecciandosi con il dibattito sull’architettura, il design e le arti visive. Sarà anche l'apertura di “Good 50x70”, a cura di Pasquale Volpe, e “Look it.. Touch it!”, in collaborazione con Material ConneXion di Milano.
“Wall Paper”, a cura di Paolo Bordino è stato invece l’evento che ha visto come protagonisti 15 artisti tra i più interessanti della street art italiana che realizzeranno i loro graffiti tra le vie del centro storico cittadino, precisamente tra la Kalsa, lo Spasimo e piazza Magione, nonché e all’ex Deposito delle Locomotive a Sant’Erasmo.
A Villa Cardillo Alliata si è inaugurata invece la mostra realizzata dal Cosmit in occasione dei 10 anni del SaloneSatellite “Avverati - A Dream Come True”, a cura di Beppe Finessi. Sempre a Villa Cardillo Alliata inaugurerà “Made at home” a cura di ATCasa e “Sperimentazioni intorno al design’’.
Durante la manifestazione sono stati assegnati dei premi: il “Premio alla carriera Palermo Design Week”, il “Premio Palermo Design Week” attribuiti al miglior progetto esposto nella mostra “Storie di Design” e “Premio Palermo città del design”, attribuito alla migliore tra le esposizioni realizzate da gruppi di studenti della Facoltà di Architettura di Palermo, in collaborazione con note aziende di design, nelle sedi di diversi negozi specializzati nell’architettura d’interni. “Palermo Design Week” è stato anche Palermo_OFF, infatti diverse manifestazioni sparse per la città hanno coinvolto le ditte del settore del design e le attività commerciali di prestigio, animando momenti conviviali e di intrattenimento musicale come i Night Design Party organizzati a Villa Alliata Cardillo.
La settimana si è conclusa con una serata di gala a Villa Cardillo Alliata, alla quale hanno partecipato numerose personalità della politica, della cultura, numerosi designer, dopo una settimana ricca di serate conviviali con spettacoli, concerti e incontri con protagonisti del design.

venerdì 26 giugno 2009

Chiara Taormina a Palermo


Venerdì 26 Giugno, presso la libreria Kursaal Kalhesa di Palermo, si è svolta la presentazione dell'opera prima di Chiara Taormina, ovvero "Cammy e il libro sacro", un romanzo misto fantasy/fiaba che narra le vicende di un cammello particolare che sa parlare con gli uomini ma soprattuto riesce a scrivere e leggere qualsiasi scrittura.
Questa grande capacità che viene messa a frutto della tribù dove il cammello vive, suscita invidia e qualcuno che tenterà in tutti i modi di utilizzare questa grande capacità del cammello per fini oscuri. Come ogni fantasy che si rispetti, la contrapposizione bene/male fa nascere un'opera leggera ma forte, molto ben descritta che cela al suo interno tutta una serie di significati che devono far riflettere l'uomo moderno...

L'opera, pubblicata da Davide Zedda editore, ha avuto il piacere di essere presentata da me in compagnia dell'esperto di fantasy Marco Picone, il 26 Giugno alle ore 18, al Kalhesa, un vero gioiello di Palermo incastonato in una parte di città fortunatamente rivalutata negli ultimi anni dal comune di Palermo.

martedì 23 giugno 2009

SBARCO IN SICILIA ORIENTALE DI UN ROMANZIERE PALERMITANO di Patricia Rapposelli




Lo scorso sabato 20 Giugno la monumentale coreografia della Scicli tardo barocca di via Mormino Penna ha ospitato, grazie all’iniziativa della libreria Saltatempo di Ragusa e della galleria d’arte Koinè di Scicli, la presentazione letteraria del secondo romanzo di Daniele D’Agostino, “Il ragazzo dallo strano karma” (2009, Edizioni Del Poggio, 260 pagine, 12,50 euro).
La scenografia dell’incontro si presentava molto suggestiva e, adagiate sopra un cavalletto, varie copie del libro hanno simboleggiato l’affascinante mistione di arte e letteratura. L’opera è stata ampliamente e genialmente introdotta e commentata dal professore Giuseppe Pitrolo che ne ha esaltato i contenuti tematici e stilistici. L’evento ha suscitato parecchio interesse in un pubblico entusiasta dell’interattività dell’incontro. L’autore, nella sobria immediatezza del suo stile, ha risposto ai molteplici quesiti posti dal relatore, realizzando una briosa alternanza di riflessioni d’alta cultura a momenti di spensierata ironia.
I topoi del romanzo ruotano tutti attorno al principale motivo della fuga come evasione da una condizione di faticoso esistenzialismo. La storia è fondamentalmente quella di un giovane universitario, Alberto, soffocato dal senso di inettitudine e di alienazione nei confronti della sua Palermo, che sembra non offrirgli più gli stimoli e le garanzie attesi. La direzione della fuga è Milano, nuova ambientazione di intrecci compositi, che vedranno il protagonista alle prese con un’antica amicizia che si ritrova e si rinnova, quella con Milo. Da qui si dispiegherà un variegato ventaglio di personaggi e figure impreviste che renderanno dinamicità alla narrazione. Gli eventi della trama, così come sottolineato dal professore durante l’incontro, offriranno al lettore un’amara verità: non esiste fuga da sé stessi, dalla negatività che prescinde dal tempo e dallo spazio.
Il relatore ha poi simpaticamente esaltato la presenza nel romanzo di innumerevoli espressioni giovanili, mutuate dal mondo di internet, di regionalismi, specie lombardi, stimando il linguaggio fresco e contemporaneo. Uno dei tratti dominanti della scrittura di D’Agostino è costituito dall’uso della tecnica dello straniamento, che mediante un’ironia, un sarcasmo, tipici del suo stile, permette al lettore una diversa visione di situazioni ed esperienze comuni, consuete, filtrate, però, dalla sensibilità dell’autore.
Daniele D’Agostino, entusiasta dell’accogliente successo e dello splendore artistico della Sicilia orientale, conta di ritornare in questa parte di isola il prossimo autunno per offrire nuovamente al pubblico ibleo un secondo incontro con la sua fresca letteratura.

Franco Marrocco a Palermo


Dal 23 Maggio al 27 Giugno, presso l’Oratorio di Santa Cita di Palermo (Via Valverde, 1), si terrà la mostra chiamata «Braci, tracce, traiettorie» di Franco Marrocco, curata da Luciano Caramel. «Brace, non c’è più vento»; «Brace, la foresta pietrificata»; «Brace, la piuma volata»: sono i titoli delle prime tre opere, realizzate nel 2005, esposte da Franco Marrocco in questa mostra come punto di partenza del suo lavoro degli ultimi quattro anni.
Si tratta di opere, caricati da una forza struggente ricca di rosso, nate da riflessioni sul suo territorio di adozione, quello di Cassino, famosa per le vicende legate alla sua distruzione. E grazie a qeusti tragici eventi che l’artista nelle sue tele di grande formato descrive e rende visivo un compendio di crudeltà, barberie, conflitti umani, dove a prevalere sono il colore e il segno che si esprime tramite figure ellissoidi e segni inquietanti che altro non servono a mettere in risalto il pallino della distruzione che viene rappresentata tramite la combustione ormai senza fiamme, in brace appunto, che si risolve in cenere e quindi in morte. Il colore è negato, è il segno tangibile della pietrificazione che resta dopo la combusione, simbolo estremo dell’arroganza umana.

Biografia: Franco Marrocco è nato a Rocca d’Evandro nel 19556, diplomatosi al Liceo Artistico ed all’Accademia di Belle Arti, espone per la prima volta con una mostra personale nel 1978. Partecipa al XXXV° Premio San Fedele a Milano e poi alla XI e XII Quadriennale di Roma, al 49° e 56° Premio Michetti. Prende parte alla Mostra 'The Modernity of Lyrism' tenutasi a Stoccolma (Svezia) e al Joensuu’s Art Museum (Finlandia). Tiene mostre personali in molti paesi europei come: Annexe Monaco OCDE ed alla Chambre de Commerce Italienne pour la France di Parigi, al Palais d’Europe di Strasburgo ed alla Sala Polivalente del Parlamento Europeo di Bruxelles. In Italia al Museo Butti di Viggiù, alla Reggia di Caserta, a Villa Rufolo di Ravello, al Palazzetto dell’Arte di Foggia ed a ContemporaneaComo 5. Ultimamente al Museo Archeologico di Cassino e al Museo Civico di Sora, alla Galleria Il Chiostro di Saronno ed alla Galleria Romberg di Latina. La mostra «Braci, Tracce, Traiettorie» si è tenuta all’Istituto Italiano di Cultura di Vienna. È Docente di Pittura di prima fascia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
La mostra, promossa dalla Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino (FR) e dallo Studio B Publicità & Marketing di Palermo, è visitabile dal lunedì al sabato (tranne i festivi) nei seguenti orari: 10.00/13.00 e 16.00/18.00.

lunedì 15 giugno 2009

GLI AUTORI SI LEGGONO A BAGHERIA di Laura Francesca Di Trapani


Storie, personaggi, ambientazioni distanti si ritrovano a dialogare nello stesso momento, nello stesso salotto letterario. Daniele D’Agostino, Fabio Lentini, Sergio Nuzzo, si raccontano, si confrontano, si leggono, avendo come fil rouge, seppur nella loro contrastante quanto interessante eterogeneità, la passione per la scrittura. Interno 95, indipendente e coraggiosa libreria nel centro di Bagheria, è stato luogo di incontro tra i tre autori siciliani, seconda tappa di un nuovo modo di avvicinare la gente alla letteratura e al mondo dell’editoria, che si concluderà con il prossimo appuntamento a Cefalù presso il Caffè letterario La galleria il 28 giugno. Un romanzo e due raccolte di racconti si guardano e si confrontano durante questi incontri, dove le anime dei loro artefici si mettono a nudo, per regalare agli ascoltatori parte di quell’essenza che muove i loro scritti. Sospinti da un bisogno irrefrenabile di affidare alle parole il loro universo interiore, narrano la loro realtà in maniera del tutto diversa, per cogliere tutte le sfaccettature di uno stesso universo in cui tutti quanti siamo attori. Daniele D’Agostino col suo “Il ragazzo dallo strano karma” (Ed. Del Poggio), secondo romanzo che vede la luce, ci conduce con una scrittura crudamente descrittiva tra i suoi personaggi, negli ambienti in cui si muovono. Un profondo mal de vivre sottende l’intera narrazione, in un viaggio fisico e interiore che si snoda tra la natia Palermo e la voluta Milano, alla ricerca di un qualcosa che alla fine probabilmente è unicamente da investigare nella psiche di ognuno di noi. Una storia di ricerca esistenziale, di desideri, di sogni, e di fuga con la speranza di trovare indefessamente ciò che sentiamo mancarci, viene affidato ad uno stile narrativo underground, dove un ritmo forte, intenso, scandisce i personaggi che intrecciano le loro esistenze, in una capacità descrittiva che riesce a condurre il lettore all’interno delle scene da lui create e a farle rivivere. Fabio Lentini, interessante voce del panorama letterario contemporaneo, esordisce in cartaceo, dopo diversi anni di pubblicazioni esclusivamente in rete, con “Racconti notturni” (Ed. Boopen), per richiesta dei suoi lettori, che in quel feticismo proprio da lettore desiderano un suo lavoro da sfogliare, sottolineare, e riprendere a leggere dopo tempo. Così diciannove racconti prendono vita avvolti in uno stile intimista dove l’emozione è la vera e unica protagonista che di volta in volta cambia volto, nome e luogo. Brevi storie affidate ad una narrazione elegante, dove la scelta linguistica è passione ed ossessione per l’autore, in una costante sospensione tra reale e surreale. I personaggi si raccontano all’autore nei “Racconti” (Ed. Il Filo) di Sergio Nuzzo, in un susseguirsi di storie, di voci che riflettono sull’individuo, sulle ossessioni, dipendenze, tematiche antiche per l’uomo espresse con un linguaggio estremamente contemporaneo, dove le descrizioni più noir, scarne di descrittivismi lasciano quella porta aperta al lettore, consentendogli così lo spaziare creativo all’interno di quella storia, di quella scena, tra quei personaggi. Un raccontare l’esistenza scendendo nei meandri più bui per mettere in scena la vita umana, con le sue profonde debolezze e con i suoi misteri.
Un incontro con tre voci contemporanee che hanno fatto della scrittura una scatola dentro cui rinchiudere riflessioni, turbamenti, storie, in una modalità così distante da farci riflettere sulle numerose sfaccettature a volte estreme dell’esistenza umana.

domenica 14 giugno 2009

Tra arte, lusso e mito: il Grand Hotel Villa Igiea




È da attribuire alla ninfa greca della salute Igiea, il nome del castello costruito durante la belle époque, che oggi è un albergo a cinque stelle, considerato tra i dieci hotel più belli del mondo. L’edificio di Villa Igiea fu commissionato, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, dalla potente famiglia Florio dietro il progetto di Ernesto Basile, celebre architetto dell’epoca, famoso per le sue opere in stile liberty, e nacque come un centro esclusivo per la cura dei malati di tubercolosi e solo nel 1900 divenne un elegante alberto frequentato per lo più dalla mondanità cosmopolita che si dava appuntamento in quel luogo fastoso per ‘‘fare’’ salotto.
Oggi, a più di cento anni dalla sua nascita, il Grand Hotel Villa Igiea, che sorge ai piedi di Monte Pellegrino, che Goethe durante un suo viaggio nell’isola definì il più bel promontorio d’Europa, si affaccia col suo verdeggiante giardino su una baia che domina Palermo le cui terrazze sono state calpestate da divi di fama internazionale come: Greta Garbo, Sophia Loren, Roberto Benigni per citarne alcuni. L’hotel al suo interno presenta degli affreschi di Ettore de Maria Von Bergler, che variano tra il sottile limite tra art nouveau e simbolismo, dove vengono rappresentate figure femminili immerse tra il rigoglio floreale in stile liberty.
Il Villa Igiea di recente ha acquisito il celebre marchio Hilton e disponde di 109 lussuose camere, di un centro congressi che può ospitare fine a mille persone, nonché due sale adibite agli eventi di gala, queste sono: la Sala belle Èpoque e la Sala Basile ideata da Ernesto Basile impreziosita dai suoi affreschi. Da non dimenticare sono la terrazza del ristorante che si affaccia sul mare e chiamata Donna Franca Florio, dedicata alla nobile moglie di Ignazio junior Florio e il Bar Des Arcades.
Questo albergo rappresenta una vera perla del lusso made in Sicily oltre che a un connubio tra storia, arte, mito e bellezza, ma anche bellezze naturalistiche e architettoniche, che non smetterà di suscitare fascino a chi avrà il privilegio di pernottare nelle sue lussureggianti camere.

sabato 6 giugno 2009

Presentazione IL RAGAZZO DALLO STRANO KARMA


Sabato 13 Giugno, alle ore 19, presso la libreria INTERNO 95 di Bagheria (via Dante 95), si terrà l'evento "Gli autori si leggono". Si tratta di un'innovativa forma di presentazione di opere letterarie, già sperimentata con notevole successo presso la libreria kursaal Kalhesa di Palermo a Maggio, dove saranno gli autori stessi a presentare all'uditorio le proprie opere e quelle degli altri scrittori presenti. Questo sistema di copresentazione, rende l'evento molto vivace e soprattutto stimola il pubblico a seguire con partecipazione e attenzione al dibattito tra gli autori.

Le pubblicazioni presentate alla libreria INTERNO 95, saranno di tre autori siciliani che hanno riscosso successo presso concorsi letterari e ai senni della critica nazionale e internazionale.

Le opere saranno: RACCONTI di Sergio Nuzzo (Ed. Il Filo); RACCONTI NOTTURNI di Fabio Lentini (Ed. Boopen) e il romanzo IL RAGAZZO DALLO STRANO KARMA di Daniele D'Agostino (Ed. Del Poggio).

L'evento di sabato sarà un'occasione unica per assistere a questa nuova frontiera di concezione di presentazione di libri, che si pone l'obiettivo di rendere gradevole e divertente al pubblico, l'approccio alla cultura e alle novità letterarie presentate.

domenica 31 maggio 2009

Il realismo "esistenziale" di Alberto Sughi



Dal 9 maggio al 2 agosto del corrente anno, Palazzo Sant’Elia, sito in via Maqueda 81 a Palermo, ospiterà la mostra di un grande protagonista dell’arte italiana del secondo dopoguerra, Alberto Sughi, che inaugura il ciclo delle mostre che si svolgeranno nella superba cornice del settecentesco Palazzo Sant’Elia e dedicate ai maestri della pittura italiana del Novecento.
Alberto Sughi è uno dei maggiori artisti della pittura italiana dell’ultimo mezzo secolo e con questa mostra, organizzata in concomitanza con gli ottant’anni di vita del maestro, si vuole tracciare il percorso di un pittore che scelse la strada del realismo tanto che per lui venne utilizzata la definizione «realismo esistenziale» che trova affinità evidenti con la personale creazione artistica, riuscendo a scavare e indagare nel profondo dell’animo umano, e sapendo sfuggire ad ogni definitiva catalogazione all’interno dei movimenti artistici della sua epoca. Le opere presenti permetteranno di ripercorrere il cammino artistico dell’artista, caratterizzato da una poeitca composta da fragilità e tristezza, con personaggi senza identità e senza espressione sospesi in un vuoto atemporale, che si trasmette nelle tele tramite un compendio di cromie libero e scarno.
In mostra oltre 90 opere tra opere di pittura e disegni dal 1958 fino ai giorni nostri, che mettono in scena momenti di vita di quotidiana senza eroi come in Al Cinema (1959), La cena (1976), Teatro d’Italia (1983-84), per parlare del malessere e della solitudine dell’uomo che soffre la realtà in cui è immerso e dove può fare ben poco per riuscire a liberarsene. La mostra, curata da Maurizio Calvesi, rende omaggio all’artista ma anche all’uomo che in un certo senso ha scelto di correre da isolato e come afferma lo stesso Sughi, in un’intervista rilasciata in occasione della rassegna stampa a palazzo Comitini a Palermo: «Nella mia carriera di artista ho voluto creare una pittura libera e fuori da ogni codice con l’obiettivo di dare vita ad una sorta di narrazione, a tratti cinematografica, di un mondo senza eroi, di una condizione di disagio e assenza di dialogo di cui emergono tutte le implicazioni intimistiche e psiciologiche». Le sue opere d’arte non si limitano solamente a raccontare, ma proiettano il visitatore in un percorso di interiorizzazione che fa rivivere un’immagine nella propria visione più nascosta. Nella stessa intervista Sughi continua, confessando che: «Niente di quello che ha dipinto mi soddisfa pienamente perché quando sei giovane credi di sapere tutto e quando vai avanti con gli anni ti rendi conto che quella era solo un’illusione. Guardi il tuo quadro perquello che è veramente: nient’altro che un passo nel percorso difficile della conoscenza».
A causa della sua predisposione/tendenza a mettere in scena le immagini in una sequenza cinematografica, il Maestro Federico Fellini di lui disse: «A volte vede come se avesse in mano non un pennello ma una macchina da presa perché dispone le forme, le illumina, crea i piani visivi, li interpone, li fa agire».
Sughi ha partecipato a tutte le più importanti rassegne d’arte contemporanea, dalla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia alla Quadriennale di Roma, di cui negli Anni novanta è stato presidente, fino alle numerose mostre che hanno proposto all’estero le vicende dell’arte italiana dagli anni settanta a oggi. I più importanti musei italiani e stranieri gli hanno dedicato ampie rassegne antologiche e oggi la città di palermo non può che essere onorata di poter accogliere i dipinti del grande pittore a Palazzo Sant’Elia.
La mostra è prodotta e realizzata da RomArtificio, promossa dall’Assessorato regionale ai Beni culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione e dalla Provincia regionale di Palermo è visitabile tutti i giorni fino al 2 agosto, dalle ore 10h alle 19h, chiuso il lunedì. Il costo del biglietto intero è di 7 euro mentre il ridotto costa 5 euro.

Alberto Sughi è nato a Cesena nel 1928. Si forma artisticamente a Roma, dove tuttora vive e lavora. II suo lavoro attrae precocemente l’attenzione della critica d’arte, dando luogo a significative convergenze fra studiosi e saggisti anche di diverso orientamento.
Agli inizi degli anni sessanta Sughi si muove spesso fra Roma, Milano e Torino per partecipare o promuovere incontri fra gli artisti impegnati ad indagare la realta contemporanea, sentendo la necessita di rimuovere la situazione di incomprensione e diffidenza che ancora circonda quest’ambito di ricerca. II suo lavoro procede, in modo quasi costante, per cicli tematici, che hanno il sapore della sequenza cinematografica. Del 1971-73 sono le cosiddette pitture verdi, dedicate al rapporto fra uomo e natura; del 1975-76 e il ciclo La cena, presentato alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna e alla Galleria del Maneggio di Mosca; agli inizi anni ‘80 appartengono i venti dipinti ed i quindici studi di Immaginazione e memoria della famiglia: del 1985 la serie denominata La sera. L’ultimo ciclo degli anni ‘90 prende il significativo titolo: Andare dove? A questo fa poi seguito Notturno.

lunedì 25 maggio 2009

Uno sguardo clandestino da Palermo



Si è conclusa la settimana scorsa, precisamente da venerdì 8 a domenica 10 Maggio, la tre giorni della prima edizione del Cinesicilia filmfestival svoltasi nei locali delle ex officine Ducrot trasformatisi negli odierni Cantieri culturali della Zisa situati in via Paolo Gili 4 a Palermo, un concorso per cortometraggi e esceneggiature aperto alle scuole medie, superiori, ma anche ai registi indipendenti. Questa prima edizione come tema portante ha avuto Lo sguardo clandestino, ovvero il rapporto che i giovani e l’arte cinematografica hanno con una problematica sociale dei nostri giorni che negli ultimi anni ha diviso l’opinione pubblica, ovvero l’immigrazione, ma anche alla convivenza tra i popoli, agli sguardi trasversali sulla società e sul mondo dando largo alla mutliculturalità in ogni suo aspetto più nascosto.
Il festival diretto dal giovane regista Luciano Accomando, organizzato da Cinesicilia (la nuova società della Regione siciliana nata per promuovere l’industria audiovisiva nell’isola), ha visto alternarsi tutta una serie di corti e sceneggiature provenienti da tutto il territorio nazionale, ma anche diversi incontri tra registi, operatori cinematografici, attori e intellettuali, incentrati sui temi dei nuovi linguaggi audiovisivi, delle comunità straniere in Italia e sulla loro integrazione con la nostra società, della «differenza» come spunto di ispirazione e di arricchimento, il tutto canalizzato sull’obiettivo di dare la possibilità ai giovani di mettere in mostra le loro idee per farli crescere e soprattutto dare loro la possibilità di riflettere sugli argomenti trattati. Non per ultimo dare a questi giovani artisti, la possibilità di vincere premi in denaro da reinvestire in attrezzature cinematografiche per creare altre opere.
Più di cinquanta opere sono state presentate alla giuria composta da Pasquale Scimeca (regista e produttore indipendente), Padre Vincenzo Sibilio (rettore del Centro Educativo Ignaziano di Palermo), Giuseppe Bisso (amministratore unico di Cinico Cinema), Marcello Foti (direttore generale del Centro sperimentale di Cinematografia), Antonio La Spina (professore ordinario di sociologia presso la facoltà di scienze della formazione dell’Università di Palermo). Di queste cinquanta opere solo venti sono state scelte dalla giuria che a sua volta ne ha scelto otto per la finale che ha visto vincitori: per la sezione scuole medie inferiori in ex equo i corti «Dipende da te» prodotto dall’istututo comprensivo statale Giovanni Falcone di Copertino (Puglia) diretto da Marc Van Put e «La mano di Nicola» prodotto dalla scuola media statale Silvio Boccone di Palermo diretto da Giuseppe Paternò. Per la sezione scuole medie superiori ha vinto «We are here» prodotto dal liceo artistico Damiani Almeyda di Palermo con la regia di Martina Morgana, che ha prevalso su «La collana di Dafè» prodotto dall’I.T.C. Libero Grassi di Palermo. Per la sezione registi indipendenti under 25 ha vinto il corto «Pensieri nascosti» di Emanuele Pisano che ha prevalso sul corto «No words, only paper» di Massimiliano Russo. Per la sezione registi indipendenti over 25, e quindi quella più prestigiosa di tutta la rassegna, ha vinto il concorso il cortometraggio «Asade» di Daniele Balboni, una favola sull’amore, sull’integrazione e sulla libertà, interpretata dalla promettente attrice iraniana Shideh Kish, che ha prevalso su «Erytros» girato con i rifugiati politici del Centro Baobab di Roma e firmato dal messinese Francesco Cannavà. Per la sezione migliore sceneggiatura rivolta agli studenti universitari ha vinto il corto «Sivvuplè, Una favola afrosiciliana» di Sebastiano Melloni. Un riconoscimento speciale è andato al corto «Il pranzo della domenica» prodotto dal liceo classico Francesco Maurolico di Messina, una commedia divertente che ha saputo toccare e affrontare con delicatezza i temi sul razzismo e sull’integrazione.
Come afferma vivamente Sergio Gelardi, presidente di Cinesicilia: «Si è trattato di una prima edizione più che lusinghiera, caratterizzata dalla presenza di lavori di grandi spessori, dove i ragazzi hanno presentato opere di grande qualità sapendo sfruttare al meglio le nuove tecnologie unite a idee interessanti sull’interculturalità, cui si mostrano molto attenti». Il presidente, nella serata di chiusura, caratterizzata da una massiccia affluenza di gente, ha poi continuato: «Una prima edizione che vuole essere un biglietto da visita per gli anni futuri dove Cinesicilia conta divenire un appuntamento fisso nel panorama culturale siciliano, mettedo in mostra anche i Cantieri Culturali della Zisa, location sperimentale e naturale per fare cinema».
Il direttore artistico del festival, Lucio Accomando afferma vivamente: «Spero che la nostra amata città, definita da Sciascia un caos bellissimo, per la sua vocazione mutliculturale, possa assorbire dal Festival il meglio dell’atmosfera creata dai giovani partecipanti composta da internazionalità, tolleranza e integrazione».
Tra gli ospiti di rilievo hanno partecipato i registi Rocco Mortelliti, Giuseppe Tunino e Roberta Torre che ha sottolineato il fatto che: «l’Isola da sempre è stata uno straordinario e naturale set scelto da registi di tutto il mondo per i suoi paesaggi e per la sua luce». Madrina d’eccezione è stata l’attrice catanese Donatella Finocchiaro che ha sottolineato come sia difficile per i giovani intraprendere la carriera d’artista in un settore molto instabile, estremamente dinamico e in continua evoluzione. La stessa attrice ha sottolineato che però, con un pizzico di autostima e consapevolezza nel riconoscere il proprio talento, non bisogna mai demordere se si crede veramente in qualcosa.
Moderatrice della serata conclusiva della kermesse è stata la giornalista RAI, Tiziana Martorana, che ha all’uditorio ha presentato i vari finalisti e gli ospiti, prima di dare spazio all’ultima pellicola, ovvero il film « La classe» di Laurent Cantet, film cult in Francia perché ha saputo mettere in luce quelle che sono le difficoltà d’inserimento dei giovani stranieri in terra occidentale.
Appuntamento adesso al prossimo anno dove gli organizzatori «temono» e si augurano nel contempo, che i lavori presentati saranno non cinquanta, ma duecento.

domenica 17 maggio 2009

Quando il dovere di giornalista...Uccide


Mi ha fatto molto riflettere la notizia del recente bruto assassinio, il 30 marzo del corrente anno per l’esattezza, di un giornalista russo, che stava lavorando a un’inchiesta sui brogli delle elezioni che si sono tenute il primo marzo a Khimki, un sobborgo a nord alle porte di Mosca. Il giornalista, Sergei Protazanov, lavorava per un piccolo giornale locale di opposizione ed era invalido e di conseguenza è stato incapace di rispondere all’aggressione subita che lo ha portato alla morte.
Nel mese di novembre del 2008, un altro giornalista di opposizione dello stesso sobborgo è stato aggredito e ricoverato con ferite e fratture. In seguito all’omicidio di Protazanov, il piccolo gionale per cui lavorava, il Grazhdanskoe Soglasie (che in italiano significa “Consenso civile”), ha sospeso le sue pubblicazioni, si tratta di uno dei tre giornali locali di opposizione, che stanno chiudendo in seguito a una raffica di aggressioni ai propri reporter che in fondo fanno il proprio dovere.
In concomitanza a queste ultime aggressioni in Russia, in Italia nelle sale di cinema è uscito l’atteso film Fortpàsc del regista Marco Risi, interpretato da Libero de Rienzo nel ruolo di Giancarlo Siani, il giovane reporter napoletano de Il mattino, che indagava su alcuni boss della camorra scrivendo pagine molto forti e cariche di accuse nei confronti dei malavitosi di Torre Annunziata che decisero di farlo fuori perché troppo pericoloso. E proprio a Giancarlo Siani è stata dedicata le terza edizione del Festival internazionale del giornalismo che si è tenuto il mese scorso a Perugia, dal 1 al 5 Aprile, in onore del suo impegno contro la criminalità roganizzata che gli è costata la vita ma che ha lasciato un valido esempio di coraggio professionale alle giovani leve, come il sottoscritto per esempio, che si stanno affacciando per la prima volta a questo mondo.

venerdì 15 maggio 2009

"Spazio all'arte"


Fino al 24 Maggio del corrente anno, l’area espositiva Bquadro eventi e comunicazione di via XII settembre 2 a Palermo, ospita la prima edizione della rassegna Spazio all’arte, una manifestazione dedicata all’arte contemporanea italiana e alle sue molteplici e innovative forme, organizzata e curata da Laura Francesca Di Trapani, giovane ma affermato critico d’arte del panorama palermitano, nonché direttore editoriale del trimestrale d’arte Kaffè_arte in divenire, con la collaborazione del fotografo Dario Bruno, conosciuto per i suoi scatti su soggetti femminili.
Si tratta di una rassegna all’insegna dell’arte e alle sue molteplici forme di espressioni rivisitate in chave ora classica, ora moderna, ora innovativa, dove il dialogo e il confronto tra i vari artisti e gli appassionati e non solo farà da trait d’union verso i differenti circuiti d’interesse artistico/culturale, ma creerà una sinergia tra validi gruppi cuturali italiani e internazionali nel tentativo di sprovincializzare la visione che da anni attanaglia Palermo, una città che nell’ambito dell’arte risulta ancora tendenzialmente poco matura.
I sette artisti provenienti principalemnte dalle realtà palermitana e catanese e non solo, sono: Davide Cappelli (pittore e scultore, insegna discipline plastiche a Palermo dove vive e lavora, la sua personale sarà incentra sulla visione del cinema attraverso la pittura caratterizzata da onirici paesaggi all’interno dei quali i protagonisti fluttuano sospesi in un tempo e un luogo indefinito); Giuseppe Costa (formatosi all’Accademia di belle arti e restauro di San Martino delle Scale, la sua forma di espressione artistica di rilievo è il disegno grafico su carboncino, impiegando il bianco e il nero che donano all’immagine quel forte senso di atemporalità dove i protagonisti si cristallizzano); Daniela Balsamo (dopo esperienze nella moda a Firenze e New York, insegna a Palermo all’Accademia di Moda e collabora come costumista teatrale, si esprime tramite la tecnina del collage prendendo come soggetti, persone e oggetti che hanno avuto un’importanza di rilievo nella sua vita privata).
Continuano la rassegna Celio Bordin (artista moderno, originario del veneto, che esprime il suo lavoro tramite la tecnica dell’assemblaggio di oggetti, la sua personale sarà all’insegna della trash art ovvero sul recupero di materiali di scarto che si tramuta in una vera e propria riflessione sull’immoralità dello spreco che caratterizza la moderna società consumista); Igor Scalisi Palminteri (diplomato all’Accademia di Belle Arti di Palermo, conduce una ricerca che si esprime attraverso diversi linguaggi, pittura, fotografia e video in forma iperrealista, canalizzando le sue opere sul tema dell’identità); Lorenzo Passanante (diplomatosi presso l’Accademia di Belle Arti a Palermo, collabora attualmente nella stessa accademia, si esprime attraverso la pittura fumettistica dove la protagonista delle sue opere è rappresentata dall’ironia); Angela Vinci (formatasi presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, è una pittrice che caratterizza le sue tele da un forte descrittivismo, nelle sue intense immagini della personale indaga l’interiorità del soggetto ritratto con una grande capacità introspettiva).
Con questi sette artisti e altrettanti personali, Spazio all’arte si pone l’obiettivo di dare uno scossone alla città, non solo per risvegliare i privati ma anche e soprattutto le istituzioni, che in questi ultimi anni hanno lasciato che la città scivolasse in un graduale assopimento nell’ambito artistico culturale. Sarà questa un’occasione anche per tentare di incentivare sul piano intellettuale ma anche socio-economico la nostra città, dando la possibilità a giovani ma validi artisti di esprimere le proprie idee, accendendo dibattiti sulle difficoltà e problematiche che questi trovano nell’esporre e far conoscere i propri e innovativi linguaggi creativi al grande pubblico.
La scelta nell’individuare Palermo come sede di questa prima edizione non cade casuale, ma è il risultato di una presa di coscienza dove si evince che nel capoluogo siculo nel corso dei secoli passati, molteplici correnti e forme artistico-architettoniche si sono susseguite, lasciando un patromonio non indifferente in termini di artisti noti e opere d’arte. Una città che da sempre è stata al centro dell’attenzione per essere propulsore e luogo di nascita di nuove correnti artistiche e non solo, che la hanno abbellita e arricchita e che adesso sta vedendo scomparire parte di questo arricchimento.
L’evento, che ha già ospitato alcune delle sette mostre personali, sta riscuotendo notevole successo in termini di affluenza e sarà il preludio per tutta una serie di esposizioni nel capoluogo siculo, che avranno come protagonisti i giovani artisti nostrani principalmente, ma anche internazionali, con l’obiettivo di farli interagire con le correnti più in auge del momento e apportare un’ondata di innovazione nelle loro tecniche artistiche, allontanando la sensazione di provincialismo che regna nell’opinione pubblica palermitana che si ha dell’arte e delle sue molteplici forme espressive.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare Bquadro eventi & comunicazione tramite l’indirizzo mail:
info@bquadro.org, visitanto il sito www.bquadro.org/spazioallarte oppure chiamando allo 091.9820769.