"Il fatto che la comunità sia sempre presente nella vita di tutti i giorni ci fa sentire sicuri. Non è qualcosa di fluido, di liquido. Non ci abbandona mai e non ci fa sentire soli. Ogni qualvolta che ne abbiamo bisogno, la comunità a cui apparteniamo è sempre lì ad aspettarci e questo ci dà conforto". (Zygmunt Bauman).

sabato 27 febbraio 2010

Il mistero mai svelato del tesoro dei templari



È mai esistito realmente il tesoro dei templari? E se sì, dove si trova? Per rispondere a tali e complessi quesiti bisogna tornare indietro nel tempo, più precisamente attorno al Medioevo, quando il tesoro del Re Salomone, venne messo a riparo dall’assalto al Tempio di Gerusalemme dai Romani, che ne saccheggiarono solo una piccola parte, mentre il restante venne messo a sicuro da un’organizzazione segreta di sacerdoti, che nel corso degli anni si unirono in un ordine prendendo il nome di Cavalieri Templari, che nei secoli successivi al saccheggio attuarono un’ampia attività di recupero, trasportandolo in Europa occidentale e nascondendolo in un luogo sicuro ma conosciuto da pochissimi eletti.
Codesti sacerdoti, che nel dodicesimo secolo presero il nome di cavalieri dell’ordine (ordine fondato da un cavaliere della Champagne francese, Ugo da Payns), avevano il compito di proteggere il tesoro e i segreti a essi connessi, ma scompavero drammaticamente intorno al quattordicesimo secolo, quando il Re di Francia li mise tutti indistamente sotto arresto accusandoli ingiustamente, dopo un drammatico processo, di eresia e di adorare un’idolo barbuto chiamato Bafometto, con l’obiettivo di torturarli per strappare loro, invano, il segreto dell’esatta ubicazione del tesoro, ma anche perché si era creato attorno a questi cavalieri un clima di ostilità vista la loro ingente ricchezza che aumentava costantemente. Infatti coi Templari ebbe inizio il primo grande commercio bancario incentrato sui prestiti e arrivando persino a prestare ingenti somme di denaro a potenti stati occidentali.
L’ubicazione del loro famoso tesoro, che a quello primordiale de Re Salomone nel corso dei secoli si aggiunsero i proventi delle donazioni private di tutti i nuovi membri, da importanti reliquie, dalla Sindone, dalla Menorah (il candeliere a sette braccia completamente d’oro), dal Graal (la famosa coppa che contiene il sangue di Cristo per due volte), da svariati oggetti d’oro e dagli interessi provenienti dalle attività bancarie cui si svelarano molto abili e da antichi ma importanti documenti, è rimasta sempre un mistero. Tuttavia tante ipotesi sono state elevate, il più delle volte con l’intento di sviare le tracce, come quelle che raccontano che il tesoro si trovi in Italia o in Portogallo (il cui nome si pensi derivi dall’antico detto francese Port ton Graal) o vicino la costa atlantica della Francia e che da l’avrebbero imbarcato fino in sudamerica. Ma quella che sembra più convenevole riporta dritta a una minuscola cittadina composta da una manciata di abitanti, situata sulla cima di una collina argillosa nel sud della Francia, vicino al confine con la Spagna e a ridosso dei Pirenei, che si chiama Rennes-le-Château. Una suggestiva ipotesi ci racconta che il famoso tesoro fosse stato scoperto accidentalmente durante dei lavori di restauro nella chiesa, a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, da un parroco chiamato Bérenger de Saunière, che non possedendo alcun patrimonio personale, cominciò a spendere ingenti somme di denaro facendo restaurare maestosamente la chiesa della cittadina e costruendo dei lussureggianti giardini tutt’intorno, una lunga balconata panoramica e una maestosa villa (Villa Betania) dominata da un’imponente torre (Torre di Magdala). Si pensa anche che il parroco, nel corso della restaurazione della chiesa, avrebbe anche scoperto preziosi documenti, di cui sono rimaste solo labili tracce documentarie, contenenti messaggi cifrati indicanti la presenza del Santo Graal, il quale reale significato rappresenta uno dei misteri più incisi nella storia dell’umanità, ma che si pensi indichi la discendenza segreta di Gesù e riconducibile quindi al suo segreto matrimonio con una presunta Maria Maddalena, e come sostengono alcuni scrittori (Lincoln, Baigent e Leigh), si tratta della prova inconfutabile che Gesù Cristo visse fino all’anno 45.
Ovviamente una scoperta di tale dimensioni avrebbe fatto sprofondare tutti i dogmi della chiesa cristiana in generale, avrebbe rimesso in discussione e annientato secoli e secoli di divulgazione religiosa e creato serissime rivolte contro il Vaticano. Quindi per proteggere questo segreto, sarebbe sorta una potentissima organizzazione segreta, il “Priorato di Sion”, tutt’ora praticante, finanziata ovviamente dal Vaticano e di cui, nel corso dei secoli ne hanno fatto parte personaggi illustri come Leonardo Da Vinci, Sandro Filipepi detto il “Botticelli”, Victor Hugo, Isaac Newton e tanti altri.
Le speculazioni sul conto dei Templari, sul famoso tesoro, sulla ricerca del santo Graal e sul presunto matrimonio di Gesù Cristo, negli ultimi anni si sono incrementate dovute in parte al successo di best sellers che mescolano dati storici con interpretazioni di fantasia di alcuni autori in cerca di successo, come i romanzi: “I codici del labirinto” di Kate Mosse; “Il tesoro maledetto” di Gérard de Sède; “La fratellanza della sacra sindone” di Julia Navarro; oppure, caso più eclatante, commerciale e mediatico, “Il codice da vinci” di Dan Brown, di cui ne è anche stato tratto un film, che però è stato accusato di plagio dagli autori del famoso saggio “Il santo graal” del 1982 degli autori Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln.
Grazie a tutte queste opere, oggi, il piccolo paese di Rennes-le-Château è meta prediletta di migliaia di amanti del mistero e cercatori di tesori, ma sul fatto si è molto favoleggiato arricchendo la storia, col passare degli anni, di particolari inverosimili, che non fanno altro che tramandare questo mistero di generazioni in generazioni.

venerdì 19 febbraio 2010

Ancora mistero sulla morte di René Descartes


Il filosofo francese René Descartes non sarebbe morto a causa di una malattia, ma sarebbe stato assassinato. È questa la teroria esposta dall’universitario tedesco Theodor Ebert all’interno della sua opera Der rätselhafte Tod des René Descartes (La morte misteriosa di René Descartes, libro purtroppo non ancora tradotto in altre lingue). Officialmente, Descartes sarebbe morto a causa di una polmonite, quando fu invitato nel 1650 a Stoccolma, dalla regina di Svezia, perché tutte le mattine, attorno le cinque, doveva seguire le lezioni tenute dalla regina in una stanza glaciale e senza alcun riscaldamento.
Mais pe Ebert, la verità è totalmente diversa. Il filosofo sarebbe stato avvelenato da un prete cattolico tramite un’ostia contenente una dose mortale di arsenico. Per spiegare la sua teoria, il ricercatore tedesco, ha spulciato gli archivi dell’epoca ricercando informazioni sugli ultimi giorni del filosofo in esilio in Svezia. La sua conclusione non ammette repliche: vertigini, mal di stomaco, vomito, tracce di sangue nelle urine. Non si trattava per niente di sintomi di una polmonite, ma di un avvelenamento.
Come mai dunque François Viogué, (missionario apostolico per i paesi del nord) avrebbe voluto la morte del filosofo? La risposta è tutta nelle ragioni religiose. Infatti, nel 1648, informa i suoi superiori del Vaticano che la regina Cristina di Svezia, protestante, sarebbe suscettibile alla conversione al cattolicesimo. Ebbene, Ebert spiega che le idee di Descartes non si accordavano totalmente coi dogmi cattolici soprattutto quando uno dei principi fondamentali afferma che il corpo di Cristo si troverebbe realmente nelle ostie consumate dai fedeli durante la comunione, principio assolutamente incompatibe con le idee del filosofo. Il missionario avrebbe dunque visto in Descartes un ostacolo alla conversione della regina verso il cattolicesimo, decidendo quindi di assassinarlo tramite appunto un’ostia consacrata, il 2 febbraio del 1650. Nel 1654, la regina Cristina di Svezia abbandona la Corona e si converte al cattolicesimo.
Ebert illustra la sua documentazione di estratti della corrispondenza tra la regina di Svezia e l’ambasciatore di Francia a Stoccolma perché secondo lui è chiaro che hanno cercato di interrare l’affare. In un’intervista alla rivista Books, spiega anche che Descartes si era fatto prescrivere una medicina contro il continuo vomitare, significato del fatto che fosse cosciente che l’avevano avvelenato. Prova supplementare: Viogué avrebbe rifiutato l’estrema unzione a Descartes, poco prima della sua morte.
La teoria di Ebert, giudicata credibile da diversi ricercatori tedeschi, sarebbe invece stata snobbata dagli studiosi francesi di filosofia, che affermano che le speculazioni sulla morte del filosofo non sono nuove e questa medesima teoria sarebbe già stata evocata all’indomani della morte del filosofo. Di fatto, il mistero continua...

giovedì 11 febbraio 2010

La migliore libreria d’Italia si trova a Messina


Le città siciliane, è noto, si collocano spesso nelle prime posizioni di classifiche poco gratificanti, come quelle del maggior abusivismo edilizio, di maggiore criminalità, di commercianti che pagano il pizzo, di disoccupazione giovanile e tante altre ancora. Ma a smentire ed ammorzare in parte queste negative classifiche, ci pensano le attività culturali di tantissime associazioni e librerie. Tra queste spicca la città di Messina, dove nel 2010 è stata assegnata un importante riconoscimento, quale sede della migliore libreria d’Italia.
Il premio, dedicato alla memoria di Luciano e Silvana Mauri (editori e fondatori della “
scuola per librai UEM di Venezia) è stato attribuito alla libreria di Daniela Bonanzinga di cui è titolare e che gestisce insieme alla madre Rosalba e che si trova nella stessa via dei Mille dove nel 1969, esattamente quarant’anni fa, la fondò il padre Antonino. Dopo essere stato direttore commerciale del gruppo “Commissionaria editrice”, in Piemonte, Antonino decise di rientrare nella terra d’origine dove, oltre a ricoprire il ruolo di primo agente Einaudi, volle coraggiosamente scommettere puntando su un’iniziativa che oggi dà i suoi frutti migliori: una libreria.
La libreria, che tratta esclusivamente di narrativa e saggistica, ha vinto il prestigioso riconoscimento in base a criteri quali: “qualità delle pubblicazioni, innovazione, professionalità e imprenditorialità”. Infatti, la giovane e intraprendente libraia ha saputo nel tempo far crescere l’offerta culturale modellandola sulle necessità del quartiere e della città, con particolare attenzione ai giovani. Il negozio oggi rappresenta per la comunità messinese un vero e proprio centro di produzione e diffusione di cultura, dove cura con passione le ristampe di preziosi libri di storia patria,
promuove la lettura tra le nuove generazioni con laboratori per bambini e lavora in sinergia con le scuole per far scoprire ai giovanissimi il piacere di recarsi in libreria e scegliere un libro.
Ad aggiungere valore e prestigio a questa importante realtà libraia messinese, è il fatto che oggi le librerie indipendenti e storiche stanno costantemente scomparendo per lasciar posto ai grandi bookstore di catena che possono permettersi sconti colossali. È chiaro che qualche provvedimento deve essere preso dalle istituzioni e dalla legge per arrestare l’estinzione di queste case di cultura dove non vi si trovano solo semplici commessi a vendere libri, ma gente che ama i libri e che svolge questo mestiere per pura passione verso uno strumento portatore di saggezza e arricchimento interiore.

Emporio Armani Caffé - London