"Il fatto che la comunità sia sempre presente nella vita di tutti i giorni ci fa sentire sicuri. Non è qualcosa di fluido, di liquido. Non ci abbandona mai e non ci fa sentire soli. Ogni qualvolta che ne abbiamo bisogno, la comunità a cui apparteniamo è sempre lì ad aspettarci e questo ci dà conforto". (Zygmunt Bauman).

giovedì 20 ottobre 2011

Andrea De Carlo e la nascita di un romanzo

In questa intervista Andrea De Carlo ci parla sulla nascita di uno romanzo e sull'affascinante mondo della scrittura, dell'essere romanziere e di tutte le conseguenze che esso apporta.
Andrea De Carlo nasce a Milano nel 1952. Dopo la laurea in Storia Contemporanea, comincia a viaggiare molto per gli Stati Uniti, prima di stabilirsi in Australia e ritornare successivamente in Italia.

I suoi romanzi sono:

Treno di panna, Torino, Einaudi, 1981. Uccelli da gabbia e da voliera, Torino, Einaudi, 1982. Macno, Milano, Bompiani, 1984. Yucatan, Milano, Bompiani, 1986. Due di due, Milano, Mondadori, 1989. Milano, Bompiani, 2009. Tecniche di seduzione, Milano, Bompiani, 1991. Arcodamore, Milano, Bompiani, 1993. Uto, Milano, Bompiani, 1995. Di noi tre, Milano, Mondadori, 1997. Nel momento, Milano, Mondadori, 1999. Pura vita, Milano, Mondadori, 2001. I veri nomi, Milano, Mondadori, 2002. Giro di vento, Milano, Bompiani, 2004. Mare delle verità, Milano, Bompiani, 2006. Durante, Milano, Bompiani, 2008. Leielui, Milano, Bompiani, 2010.

martedì 18 ottobre 2011

La Scozia, vera patria nativa del calcio moderno


Tre secoli prima di quanto si è sempre pensato e sostenuto, sarebbe il vero periodo storico che sancisce la nascita del gioco del calcio, in Scozia. L'opinione che si è sempre avuta è che il football, perlomeno nella sua forma moderna, sia stato inventato nel diciannovesimo secolo in Inghilterra, considerata la patria di questo sport. Prima di quella data, si pensasse esistesse solo una versione "barbarica" del moderno calcio, dove squadre di centinaia di giocatori ciascuna lottassero per mettere mani e piedi, su una palla, in un campo lungo tre chilometri. Nuove ricerche storiche avrebbero scoperto che si giocava a pallone, in un modo già molto simile a quello contemporaneo, nella Scozia tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo dove famiglia reale scozzese, prima che il proprio paese fosse annesso all'Inghilterra, organizzava nei cortili dei propri castelli delle partite "in atmosfera civile", cioè senza che gli avversari facessero a botte. Come oggi, i giocatori potevano toccare la palla solo con i piedi e venivano elogiati per la loro "abilità" nel toccare il pallone, una sfera di pelle di vescica di porco. In particolare, Richard McBrearly, curatore dello Scottish Football Museum, ha rinvenuto riferimenti a una partita giocata in onore della regina Mary di Scozia al castello di Carlisle nel 1568: la gara durò due ore dicono le cronache del tempo, e venti giocatori si affrontarono, dieci per parte, usando soltanto i piedi. Nella camera da letto della medesima sovrana, del resto, già nel 1540 fu trovata una sfera di pelle che viene considerata il più antico pallone da calcio del mondo. Il curatore del medesimo museo ha anche trovato un manoscritto da cui risulta che l'11 aprile 1497 re Giacomo IV di Scozia pagò due scellini per acquistare un sacco di "fut ballis", come venivano chiamati, suggerendo che gli scozzesi possono legittimamente rivendicare la paternità del gioco oggi più popolare della terra.

giovedì 13 ottobre 2011

Gli 80 anni del Redentore di Rio de Janeiro

Compie ottant'anni, è in piena forma e la sua parabola è in ascesa continua. Il Cristo Redentore, la statua che dominaRio de Janeiro dai 710 metri del monte Corcovado, icona della metropoli carioca come e forse più dello stesso Pan di Zucchero, che guarda dall'alto in basso, e delle stesse spiagge universalmente note e ambite di Copacabana e Ipanema. Un'immagine che domina la città che lassù, sulla montagna del Corcovado, la vista sulla foresta e sul Pan di Zucchero è davvero da brivido, e non basta il tipico scenario di negozi turistici a scalfirne l'impatto emotivo..Nel suo eterno pellegrinaggio tra l'originario significato religioso e la sua immagine di simbolo turistico e persino di icona pop, il Redentore è stato promosso tra le nuove 7 meraviglie del mondo nel 2007, nonostante i giudizi della critica "dotta" siano spesso tutt'altro che lusinghieri.Popolare com'è, il Redentore ha attirato imitazioni e cloni. L'ultimo, eclatante, sovrasta Lima dal giugno scorso. Ma, come è facile immaginare, pochi, al di fuori del Perù.

lunedì 3 ottobre 2011

ITALIA: paese di poeti, santi e mancati lettori!


I tagli alla cultura prospettati dalla nuova manovra del governo sono una tragedia che si abbatterà su un Paese già pieno zeppo di incolti che si rifiutano di comprare e leggere libri. Secondo gli ultimi sondaggi effettuati a livello nazionale, il 70% degli Italiani ha dichiarato di non aver comprato un libro in tutto l'anno. Dichiarazioni drammatiche, che ben dimostrano perché la piccola editoria sia in crisi e perché i piccoli scrittori non riescano a vivere solo pubblicando libri. La mancanza del "lettore medio" che c'è in tutti i paise europei (il lettore che compra e legge almeno 3 libri al mese), è la causa principale di questa crisi che affligge il nostro paese. Purtroppo in Italia, tutti vogliono scrivere e pubblicare, ma pochissimi vogliono leggere. Viviamo in un'Italia assurda dove si pubblicano 50.000 nuovi titoli ogni anno, ma dove il 70% degli italiani dichiara di non comprare neppure un libro all'anno. Queste sono contraddizzioni mostruose tipiche del nostro Belpaese. Come fare per risolverle?
Molti affermano che la scuole non promuove l'amore per il libro. In parte puo' anche essere vero, ma personalmente, ritengo sia la famiglia il luogo dove una persona impara ad amare i libri. Se un bambino vede papà e mamma sempre coi libri in mano, se viene portato periodicamente in libreria, se i parenti e i genitori gli regalano libri, per forza di cose il bambino diventerà un lettore. La tragedia è data dal fatto che sono milioni e milioni i papà e le mamme che non leggono mai un libro e che guardano magari con occhi storti il parente "pecora nera" che, al compleanno del bimbo, invece di regalargli uno stupido videogioco o un ennesimo paio di scarpe da ginnastica firmate, osa regalargli un libro!
Perciò, finché le famiglie non diventeranno i luoghi dove si insegna a leggere e ad amare il libro, questo stato di cose perdurerà. Inoltre, da questa crisi della mancata lettura non si potrà mai uscire finché ci saranno persone tirchie che vogliono leggere a sbafo, che vanno in biblioteca a prendere i libri in prestito invece di acquistarli: i libri si devono comprare, perché solo così si può aiutare il mondo editoriale. Bisogna che gli italiani si mettano bene in testa l'idea che occorre mettere mano al portafoglio e comprare i libri, pagarli e non cercare di leggerli a ufo, perché anche quello del libro (esattamente come quello della moda o degli alimentari) è un settore legato alle leggi economiche di mercato. Se si pagano scarpe, vestiti o cibarie, proprio non si riesce a capire perché i libri debbano essere presi in prestito. Non sarà che in Italia è ormai imperante la malsana idea che il libro non è un bene di primaria necessità? Ho proprio paura di si. In ogni caso, un popolo che non legge è destinato a farsi gabbare, turlupinare e fregare dai furbetti di turno. E visti i begli esemplari di lestofanti che si avvicendano al governo del nostro Paese, sembra proprio che questa amara constatazione sia drammaticamente veritiera!

Articolo scritto da Fabrizio Legger e apparso nel n° 34/35 (Luglio/Agosto 2011) ne "Il bandolo", periodico di cultura fondato a Palermo nel 1901.