"Il fatto che la comunità sia sempre presente nella vita di tutti i giorni ci fa sentire sicuri. Non è qualcosa di fluido, di liquido. Non ci abbandona mai e non ci fa sentire soli. Ogni qualvolta che ne abbiamo bisogno, la comunità a cui apparteniamo è sempre lì ad aspettarci e questo ci dà conforto". (Zygmunt Bauman).

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martedì 28 maggio 2013

NESSUNO LO FARÀ PER TE... Finalmente in libreria!

Cari Lettori,
Ci siamo già. Dopo mesi e mesi di stesura, seguiti da lunghi periodi di editing, revisioni, correzioni nonché di ripensamenti e piccole modifiche sui contenuti della fabula, il nuovo romanzo prende finalmente forma, pubblicato da un piccolo ma attento editore di Bologna "I libri di Emil", facente parte di un importante gruppo: "Odoya". 
Si tratta di un romanzo moderno, sentimentale e di formazione, che si rivolge ad un target piuttosto variegato toccando una fascia di età molto ampia. Scritto a capitoli alterni, i protagonisti raccontano a se stessi gli avvenimenti che si intrecciano creando una trama ironica e incalzante, dotata di una forte componente visuale dove a farla da padrone sono i background cittadini, tra cui Londra.  
Avvalendosi del canale di distrubuzione di Messaggerie, il libro è reperibile, previa ordinazione, su qualsiasi libreria di tutta Italia. Oppure online presso i maggiori rivenditori.
http://www.ilibridiemil.it/index.php?main_page=product_book_info&products_id=609

giovedì 31 maggio 2012

Alla ricerca di un "Editore"


Ed eccomi che mi ritrovo punto e daccapo. Sono trascorsi periodi snervanti e pieni di stress, dove quell’inesplicabile potere chiamato ispirazione si è messo a giocare contro di me rendendomi a volte la vita impossibile. Dopo mesi e mesi di scrittura, rilettura e correzioni mi ritrovo davanti il gradino più alto della scala: trovare un “Editore” disposto a puntare, investendo, sulla mia opera. Come ogni appassionato di scrittura più o meno devoto a quest’arte ben sa, la ricerca di un editore è un processo molto impegnativo e lungo e spesso demoralizzante. Infatti, ogni volta che si invia un testo a una piccola o media casa editrice (ovviamente non prendo in considerazione l’idea di inviare il mio testo a uno dei quattro colossi editoriali italiani), i tempi di lettura vanno dai quattro ai nove mesi.
Insomma scrivere è un’attività bella ma impegnativa, dove creatività, concentrazione e diligenza si fondano nel tentativo di creare un qualcosa che rispecchi la specifica visione che l’autore intende conferire all’opera. Dopo aver portato a termine la mia ultima creazione “Nessuno lo farà per te”, e dopo aver speso una quantità esorbitante di tempo e dedizione, non ho proprio voglia di demoralizzarmi davanti questo gradino della ricerca di un “editore”. No, io non mollo! È giusto sognare ma non farsi troppe illusioni, l’unica cosa che conta a questo punto è la fede e credere in ciò che si produce.     

giovedì 29 marzo 2012

Il ragazzo dallo strano karma


Capitolo I

Tutto cominciò una calda mattinata di un anonimo fine settembre, sotto un sole ancora incredibilmente cocente. In bocca percepivo il sapore salato delle acque del Mediterraneo e della sabbia, che si era collezionata lungo il cammino su quelle spiagge ove girovagavo con amici in cerca di emozioni e giri di follia vari. Senza mai trovare tuttavia il giusto posto e senza potere mai affermare poi, con stile e sguardo di chi la sa lunga, di avere trascorso momenti da almanacco sentimentale. Momenti da portare sempre con me, per poi, magari un giorno, riviverli e riderci sopra.

La brezza di mare accarezzava la pelle di quei ritardatari lupi di mare non ancora soddisfatti delle conquiste. L’aroma secca e salata di quella brezza si sentiva ancora sulla pelle come un profumo a lunga durata dalla quale difficilmente ci si sarebbe potuto sbarazzare. Una specie di marchio obbligatorio di chi viveva al sud.

Le serate in spiaggia a Mondello, o a Isola delle Femmine, o a San Vito, dove il vecchio Mirko, un amico dall’animo nobile conosciuto negli ambienti universitari, aveva trovato lavoro per la stagione presso una pizzeria rinomata, ancora persistevano nella memoria di tutti coloro che non avevano chiuso le trattative in corso. Da quelle serate scaturivano tutta una serie di discorsi, estimazioni e scenate che ancora restavano aleggianti nell’aria torrida da deserto sahariano.

La stessa mattina di quella torrida giornata, la sveglia del cellulare si era messa a suonare senza pietà strappandomi da un sonno pesante e da una voglia di restare a letto fino alle dodici, guardando la tele. Spinto da una accidiosa forza magica e da alcuni raggi solari, che spavaldi entravano dritti in quella camera, allungai il braccio per staccare la sveglia e quasi feci cadere il cellulare a terra tramite movimenti convulsi.

Mi alzai con in testa un dolore acuto e indemoniato. Avevo la schiena tutta bagnata e la bottiglia da un litro e mezzo d’acqua minerale era vuota e distesa sul pavimento, vittima di quel caldo afoso che neanche la notte e l’assenza di sole riuscivano a calmare.

Dopo una doccia rinfrescante, ritornai in camera trovando la sveglia del cellulare ancora suonante. Era quella di riserva in caso mi fossi riaddormentato.

In una stanza adiacente alla cucina, mia madre stirava un paio di camicie. Le feci un breve cenno di saluto e lei alzò la testa in segno di risposta con una smorfia come a dire: era ora che ti alzassi. In cucina la luce del sole entrava filtrata dalle tende che coprivano le due grandi finestre e l’aroma del caffè regnava timido e sparso in tutta la stanza. Nella grande caffettiera restavano due tazze di caffè ormai freddo. Riempii quindi un bicchierone di latte freddo e, senza mettere zucchero, spruzzai sopra un po’ di cioccolato in polvere aggiungendo il caffè che restava. Lo feci fuori con lunghe sorsate sentendo tutta la sua freschezza e il suo sapore amaro risalire dallo stomaco lasciandomi una sensazione alquanto disgustosa in bocca.

Dopo una buona mezz’ora d’indecisione e senza trovare una minima traccia di motivazione per raggiungere la facoltà, decisi di prepararmi. L’intenzione era quella di uscire e sperare che fosse il giorno buono per ricominciare un’annata di studi e conferenze, ricerche approfondite, serate in locali per giovani stressati e indecisi.

Di sicuro quella luce e quel calore che entravano in casa non mi davano quella giusta dose di coraggio per raggiungere gente come Mirko. Avrei preferito andare a correre da qualche parte. Magari in un parco verso Altofonte, tipo da mio cugino Stefano, dove un boschetto quell’estate se l’era vista brutta in seguito all’azione dei piromani. Meno male che la forestale e i vigili del fuoco erano intervenuti tempestivamente evitando il peggio.

Comunque quell’estate ero stato fatto preda dai miei genitori in vacanza per due settimane in Versilia, nell’atmosfera decadente di un villino di amici del babbo. Per fortuna che c’erano state parecchie serate in spiaggia con tipi provvisti di chitarre e joint, che cercavano di interpretare certi pezzi intramontabili del Battisti o del Lennon, seduti all’indiana attorno ai fuocherelli.

Una certa Caroline in particolare, proveniente dal cugino paese transalpino, aveva suscitato in me un’ondata di emozioni. Alcune di queste si erano tradotte in sudate estreme e tecnica di spinte stroncanti nel letto, tutto tremolante e rumoroso, della sua camera nella pensioncina “Le due rive”, che divideva con un’amica grassona dalle tette bomba e una portaerei al posto delle chiappe. In più l’amica aveva un viso devastato dall’acne che neanche gli specialisti più rinomati degli States avrebbero mai potuto portare ad un livello accettabile.

Caroline invece portava con sé il fascino delle tipiche normanne dalle guance rosse, il naso all’insù, un breve accenno di lentiggini rossastre sulle guance, due occhietti verdemare e profondi, una pelle chiarissima, gambe lisce e lunghe e dei morbidi capelli tagliati corti, leggermente rossicci, che col sole prendevano riflessi color rame.

Ci eravamo scambiati in maniera naturale i numeri dei cellulari dopo esserci ritrovati per caso seduti attorno lo stesso tavolino di una terrazza di gelateria, mentre cercavamo di comunicare con gesti e ampi sorrisi criticando il caldo ed elogiando la bellezza del paesaggio. Avevo appuntato, per rispetto, pure il numero della ragazza bomba, dopo aver lasciato pagare la granita a Caroline che mi trovava abbastanza sympa e mignon, che tradotti significavano simpatico e bello.

Il giorno prima della mia partenza, mentre loro restavano ancora qualche giorno, trovai Caroline alle prese con un esagerato bacio alla francese, strettamente abbracciata ad un tipo tutto muscoli, mandibola da pitbull e un tatuaggio sulla spalla destra. Rimasi ad osservarli qualche minuto mentre erano intenti a scambiarsi la lingua distesi sulla spiaggia. Il mastino le carezzava le cosce e arrivava fino alle chiappe e lei che si stringeva sempre di più.

Avevo passato tutta la notte su quella stessa spiaggia a bere con l’amica mostruosa consolandomi con le sue tette prendendole come morbidi e caldi cuscini sopra le tovaglie. Non ci capivamo molto. Lei parlava e io le facevo di sì con la testa. Compresi solamente che la mattina della partenza mi ero ritrovato completamente sbronzo e pieno di sensi di nausea, e tutta la discesa verso l’isola sull’autostrada l’avevo passata a dormire. Quando mi svegliavo i sensi di vomito prendevano il sopravvento e il babbo era costretto a fermarsi. Si arrabbiava con mamma e lei gridava, dando la colpa a lui mentre io vomitavo sul ciglio della strada con le auto che mi sfrecciavano a pochi centimetri e a centotrenta all’ora.

L’estate in quella parte di Europa era molto lunga e asfissiante, i sintomi della tropicalizzazione si facevano sentire ormai da diverso tempo e, in certe parti del sud, intere aree erano fortemente minacciate dalla desertificazione. Si parlava, come ammettevano certi praticanti di università in conferenze a tema, di un vero miracolo contro natura, che metteva in pericolo l’intera biodiversità di quel territorio. Il risultato era che un giorno avremmo potuto fare crescere delle piante di banane nel giardino sotto casa e tenere iguana e altre specie tropicali senza particolari problemi di ambientamento e nutrizione.

Ricordo quando ad una conferenza, un professore venuto direttamente dagli States, col suo italiano americanizzato si era messo a gridare e sbattere il pugno sulla cattedra come un senatore candidato alla presidenza. Parlava del clima che diventava pazzo e dei presidenti degli stati membri del G8 che non facevano nulla per evitare possibili catastrofi naturali.

Gli sguardi di certi nostri professori connazionali, che lo osservavano incerti e preoccupati, la dicevano tutta sulla gravità della cosa. Non tanto per la desertificazione e i problemi ad essa collegati, ma del fatto che avrebbero dovuto sopportare quel professore e la sua veemenza nelle cene organizzate e durante tutta la durata del suo soggiorno. Eravamo stati costretti a vedere pure il film documentario di Al Gore e dopo ci era pure stata data la possibilità di porre domande al professore statunitense che rispondeva sempre con accentuati scatti d’ira.

Quell’estate, che non aveva nessuna intenzione di archiviarsi, rimescolava intatte alcune scene e situazioni trascorse. Tipo tutte le brutte figure, e incomprensioni, e inconvenienti di fronte a ragazze più o meno impaurite, più o meno impavide e vissute, talvolta bloccate da gravità superiori spesso insormontabili. Come nel caso di alcune vecchie conoscenze femminili teneramente bloccate dal fatto che il proprio fida fosse partito lontano per differenti motivi e mansioni, portandosi dietro quel briciolo di libertà che restava a quelle poverette, che ancora credevano alla favola della fiducia e del ritorno glorioso del proprio principe azzurro. Ne scaturivano alcune scene da vere soap scadenti, con scatti di ira e perdite di controllo di certune che, dopo tristissime esperienze e cuori sbriciolati come cristalli, si erano date alla pazza gioia e vita da libertine assolute e scopatutto. Roba da matti.

In quel periodo ero sempre in compagnia di diversi irriducibili e vecchi compagni di liceo che neanche il tempo o le aspirazioni o i semplici ma irrimediabili casi della vita hanno potuto allontanarci. Gente come Ivan Galioto con la sua peugeot rossa fiammante coupé cabriolet, mago informatico perennemente alla ricerca di guai per scaricare programmi e documenti a volte d’importanza nazionale. Ivan era uno dei pochi cui potevi chiedere qualsiasi favore a livello informatico. Scaricava praticamente di tutto e possedeva un giro illegale di cd e video abbastanza radicato all’interno dei mercati del centro.

Poi c’era Peppe Mancino, che quell’estate aspettava con mite pazienza fine Ottobre, dove gli alti spigoli innevati delle Alpi svizzere e il calduccio di un frenetico ristorante Molino nei pressi di Berna, lo attendevano per una lunga e rigida stagione invernale. Il suo sguardo parlava chiaro, nascosto dietro le lenti di un paio d’occhiali scuri che lo avvicinavano più a un moscone che a un giovane di belle speranze. Come belle e inavvicinabili si presentavano le speranze per arrivare a certe ragazze complessate e apparentemente dotate di uno spirito equilibrato. E altrettanto belle, pensavo, fossero anche le speranze per un altro anno di facoltà insieme a tipi come Mirko Lo Cicero, e ai volumi da procurarsi tra spintoni e gomitate all’interno delle minuscole librerie dell’usato in corso Vittorio Emanuele.

E se il buon vecchio Peppe Mancino aveva intenzione di turbare gli indecisi piani del mio immediato futuro con la speranza di trascinarmi con lui nella traversata che lo avrebbe portato nelle Alpi svizzere per del duro e ben ricompensato lavoro, non c’era riuscito per niente. Il muro, che avevo costruito tramite le mie vecchie e indimenticabili esperienze nel settore, aveva retto a meraviglia come la grande muraglia cinese dagli assalti nemici.

E anche se c’era la mezza idea di mandare in aria la facoltà, non volevo gettarmi dentro una brigata comandata da qualche maître con troppe ambizioni. Un viaggio a scopo benefico l’avrei fatto. In India o in Brasile o nell’isola di Borneo, in mezzo a nature incontaminate e gente che si rifugiava nello spirituale per scampare dalla brutalità degli uomini.

Intanto a un migliaio di chilometri più in alto, Ettore Crisani rientrava dal suo soggiorno di Maiorca. All’aeroporto di Linate dovette aspettare circa trequarti d’ora prima di vedere spuntare le costose valigie in pelle uscire dal tunnel. Con lui c’era Marta, la sua nuova ragazza, figlia di un noto banchiere milanese. Indossava un top stretto sul petto e una gonna rosa che le scopriva le gambe abbronzate e lisce. Osservava con aria di distacco la marea di gente e turisti che se ne stavano in attesa delle loro valigie.

Flavio li aspettava fuori dall’aeroporto, maledicendo il caldo e i capricci del suo capo. Flavio era un spilungone lombardo, dall’alta cresta perennemente in balia del vento, che oltre ai compiti di leccapiedi delle varie situazioni, copriva il ruolo di assistente personale di Ettore nel suo nuovo studio di corso Buenos Aires.

Ad ogni nuova persona che usciva attraverso le porte scorrevoli in vetro, alzava la sua testa come una tartaruga e, quando capiva che non si trattava delle persone giuste, la riabbassava come mortificato.

Finalmente i bagagli erano arrivati e Ettore, dopo averli caricati su un carrello, si era incamminato verso l’uscita, seguito da Marta a breve distanza che si preoccupava di portare solo la sua nuova borsa griffata comprata a Maiorca.

Era già la terza volta quell’estate che Flavio andava a cercare la coppia con la Passat station wagon di proprietà dell’agenzia. E quella è stata la prima volta che Marta si era degnata di un saluto, seguito da un sorriso e uno scambio di baci. Anche se il tutto aveva una chiara vena di falsità per Flavio, quello era un giorno da segnare con una croce sul calendario.

Dopo avere caricato i bagagli sull’auto, Flavio dovette cominciare a sorbirsi la rabbia di Ettore.

“Come diavolo è possibile!” disse Ettore, duro come se la colpa fosse tutta di Flavio.

“Ti giuro che quando l’ho visto entrare e ha minacciato di spaccare tutto avrei potuto sparargli se avessi avuto una pistola.

“E tu hai chiamato la polizia?” chiese allarmato Ettore.

“Che dici? Però Elena stava per farlo e l’ho bloccata in tempo.”

Così raccontava la sua versione Flavio, soddisfatto di avere agito da vero eroe e magari sperando che ci scappasse pure un complimento che ovviamente non arrivò.

“Meno male. A questo gliela facciamo vedere noi, non paga e pure gli viene in mente di minacciarci. Chi si crede di essere? Mi ha pure rovinato la parte finale della vacanza.”

Dicendo in questo modo Ettore si era accalorato e subito dopo dovette rimangiarsi la parte finale della frase lanciando un tenero sorriso a Marta che lo guardava con un’espressione di sufficienza.

Intanto Flavio si era immesso su una strada incasinata dove un vigile, a cui era stato affidato il difficile compito di smistare il traffico ad un incrocio molto frequentato, si scorgeva in lontananza. Marta sbuffando aveva detto che avrebbe potuto scegliere una strada migliore e soprattutto meno incasinata. Flavio si era automaticamente giustificato dicendo che ci sarebbe stato casino dappertutto, che era la fine delle vacanze e che tutti rientravano in quel periodo.

“Beh, stasera invieremo un bel biglietto al nostro amico con un ultimatum, e, a fine di quello, invieremo la pratica al tribunale che dico io” sottolineò deciso Ettore, mentre Flavio non capiva se il proprio capo volesse veramente mandare la pratica in tribunale o se fosse stata solamente una provocazione collaudata per omettere frasi più dure.


Capitolo II

La doccia sul mio corpo non aveva avuto effetti di lunga durata. Mi aveva rinfrescato un po’, ma non era servita ad abbassare il senso di soffocamento che provavo ad ogni passo, mentre ri recavo alla fermata delll’autobus numero duecentosessanta, con l’intento di raggiungere la città studi.

Attraverso i vetri dell’autobus giallo scorgevo il mio viso al quale in quei frangenti davo trent’anni. Mi ritrovavo con un capello di un nero intenso e lucido e un taglio polifunzionale, stile bravo ragazzo che non ama le stranezze delle acconciature contemporanee. Quel tipo di capello lasciava spazio alle leggere ed equilibrate ondulazioni che seguono da sole il disegno del cranio. Osservavo le basette che cadevano lunghe e spesse fino ai lembi delle orecchie e mi conferivano anche un’aria da deciso che condividevo.

Lontani erano gli anni accattivanti e disastrosi delle medie superiori. Lontane le lunghe e fastidiose battaglie per l’assestamento del fattore viso e apparenza esteriore. Ormai erano lontane le puntine che apparivano ogni tanto sparse nella parte inferiore della mandibola. Lontane le battaglie degli ormoni che spesso mi gettavano in una specie di abisso psicofisico pericoloso, da cui uscirne mi costava parecchia fatica a livello di incomprensioni con l’altro sesso. Perché ovviamente tutto girava in funzione dell’altro sesso.

Non sapevo perché e da chissà quale forza superiore fossi spinto, ma mi gettavo perennemente in mezzo a storie ultracomplicate con ragazze del quarto e del quinto liceo. Poi le sere primaverili, quando anche i più timidi ormoni si risvegliavano, portavo a termine le trattative, cercando ovviamente di non dissestare troppo i pomeriggi di studio per preparare gli esami di maturità e, negli anni che seguivano, gli impegni dei corsi universitari che mi sottraevano una quantità atroce di tempo.

Un ennesimo rinvio del professore di politica internazionale di cominciare le lezioni aleggiava nell’aria dei corridoi della facoltà a cui ero iscritto. Un foglio A4, attaccato alla porta della grande aula, informava i malcontenti universitari che la prima lezione era stata ancora rinviata per cause superiori. Una firma fatta in basso al foglio avrebbe dovuto autenticarne la provenienza, ma parlare di sabotaggio era la cosa più logica.

Sentivo un certo fremito all’interno dello spirito che mi faceva augurare qualcosa di non molto positivo per l’immediato futuro. Qualcosa del tipo un presentimento per cambiare in maniera radicale con il presente e per cercare di recuperare quello che di buono in me ancora non si era perso.

“Salvare il salvabile” sarebbe stato il mio motto per non inabissarmi nel pericoloso pozzo della depressione. E se mio padre insisteva per convincermi che lavorare fosse la soluzione migliore, invece di continuare a perdere tempo con quei rinvii, di certo non potevo dargli torto.

Intanto gruppetti di ragazzi se ne stavano a discutere in corridoio e a svariare su fatti astratti e su qualche notizia del telegiornale che riportava peggioramenti della situazione geopolitica o economica del mondo. Il loro vocio non disturbava certo alcuni professori che passavano di rado trascinando con loro certe arie di superiorità. All’interno di qualche altro gruppetto un rasta rideva forte e faceva ampi gesti con le braccia.

L’idea di quei tempi comunque era che non appena finito il ciclo universitario, trovare lavoro sarebbe stato come vincere un sudoku al massimo livello in meno di trenta secondi. Ovvero mission impossible. Ma di questo eravamo più che coscienti. Allora tanto valeva portare a casa un titolo di studio superiore e magari incorniciarlo ed esibirlo come trofeo d’incoraggiamento.

Ancora un rinvio per dei motivi non specificati. Le stesse voci, che giravano nei corridoi, parlavano dei brutti rapporti tra il professore egregio signor Galeoto e un dirigente dell'università, relativamente al rinnovo del suo personale contratto e altre frottole del genere.

Altri dicevano fosse per certi sputtanamenti tra i vari professori e, pensando alla maniera generale del campo universitario, a quest’ultima opzione davo maggiore importanza.

Ma il fatto, nel frattempo, esisteva ed era realmente grave e trita cervella.

Ancora un rinvio e le lezioni più importanti non cominciavano proprio e, di sapere la data, neanche la benché minima ombra di circolare scritta, magari per calmare gli animi generali.

Il ragazzo dallo strano Karma è acquistabile a soli 12euro (incluse spese di spedizione) seguendo questo link: http://www.lulu.com/shop/daniele-dagostino/il-ragazzo-dallo-strano-karma/paperback/product-20024364.html

lunedì 12 marzo 2012

DER JUNGE MIT DEM SELTSAMEN KARMA


Dies ist der zweite Roman des jungen Schriftstellers Daniele D’Agostino aus Palermo. Entstanden unter dem Einfluss der Romane des Schriftstellers Andrea De Carlo ist „Der junge Mann mit dem seltsamen Karma“ ein Bildungsroman, der in Palermo und Mailand spielt und einen Vergleich zwischen zwei sehr unterschiedlichen gesellschaftlichen Realitäten anstellt, die aber dasselbe „Lebensleiden“ gemein haben. Daniele D’Agostino ist in Palermo geboren und lebt in Sizilien und London. In der Zwischenzeit hat er schon seinen dritten Roman beendet, der ebenfalls bald erscheinen wird. D’Agostino ist auf der Suche nach Anerkennung als Schriftsteller, um sich dem Schreiben hauptberuflich widmen zu können. Er hat immer davon geträumt, seine Lieblingsaktivitäten miteinander zu verbinden: das Schreiben und das Reisen. „Il ragazzo dallo strano Karma“ ist schon im Internet unter www.lulu.com und in Kürze auch im Buchhandel erhältlich.

venerdì 4 novembre 2011

Il nuovo romazo in anteprima...


Mauro è un un’aspirante giornalista freelance, ritornato in madrepatria dopo diversi anni vissuti all’estero, trascinandosi dietro l’ingombrante peso di una profonda e storica storia d’amore. Il ritorno nella sua città natale, risulta comunque alquanto tragico e lascia in lui forti dubbi sulla sua scelta, non vedendosi interamente reintegrarsi in una società che gli sta alquanto stretta. Elena è una curatrice di mostre d’arte sui trent’anni, alla ricerca del vero grande amore che tarda ad arrivare. Il destino dei due sembra essere legato dalla comune passione per l’arte e la scrittura. Tra i due, conosciutisi per caso tramite la chat di un noto social network, nasce una passione incontrollata che sembra volgere ben presto al termine a causa delle paure e timori di entrambi. Ambientato in una città del sud Italia prima e, a Londra, poi, Millennium Village è un romanzo che racconta alcune storie d’amore intrecciate tra di loro, scritto a capitoli alterni secondo i punti di vista dei vari personaggi, secondo differenti prospettive, percezioni, stati d’animo e insicurezze. Scritto in maniera scorrevole e coinvolgente, la storia descrive anche i diversi sfondi formati da due città contrapposte non solo geograficamente, mettendo i protagonisti costantemente a pure prova di vita fatte di frustrazioni e delusioni, dove al lettore sarà facile identificarsi in uno dei personaggi.

giovedì 1 ottobre 2009

Prefacio de: “El chico con un karma extraño”

He leído muy cuidadosamente una nueva novela de Daniele D’Agostino, un joven escritor siciliano, que sabe como mezclar ficción y realidad.
Alberto es el nombre del protagonista de “El chico con un karma extraño”: es un joven chico siciliano que desconforme con su vida y con no muy buena relación con su familia y amigos, decide mudarse desde su isla a Milán, donde un viejo amigo suyo, le acoge. Pero la ciudad no es el cielo que Alberto esperaba encontrar, porque ofrece mucho entretenimiento y Milo ha cambiado, pero su amistad con Alberto todavía permanece sincera.
Alberto cae en una crisis existencial, intentando luchar contra la vida. Patrizia, una chica que conoció una noche por casualidad, decide llamarle “chico karma”, porque se ella se da cuenta que cada cosa que él hace o cada comportamiento que tiene no viene marcado por su destino. Alberto es listo, sabe diferenciar el bien del mal, y sufre por los amigos que están pasando malos momentos en sus vidas.
Esta novela es una mezcla de acontecimientos, sufrimientos, incertidumbres y violencia, situada en una ciudad donde el protagonista no da demasiada importancia a tomar decisiones sobre su vida futura, está distraído por el complicado universo femenino compuesto por Patrizia, Federica y Lara.
La lectura de esta novela es muy interesante y emocionante porque el escritor sabe como involucrar a los lectores con un estilo fácil, utilizando muchas palabras de la jerga juvenil. Alberto también quiere borrar su pasado, pero retorna pronto: su nombre es Lara. Ella es su mejor amiga de siempre que vive en Milán, y juntos intentan encontrar la felicidad en algún sitio.
Esta novela, al igual que la anterior llamada “Espíritu libre” nos enseña las pequeñas partes del escritor, que piensa que viajar es necesario para el alma, pero también la amistad, felicidad, solidaridad y el amor a los amigos. Todas estas cosas son esenciales para D’Agostino, porque le dan la inspiración para su escritura, y tiene que ser considerado como una gran herencia para todos nosotros.

(prefacio realizada por Giucar Marcone)
(traduccion realizada por Ines Martinez Albes)

martedì 22 settembre 2009

PREFACE de "L’homme à l’étrange karma"


J’ai lu attentivement une nouvelle écrite par Daniele D’Agostino, un jeune écrivain sicilien, qui arrive à mêler fiction et réalité avec talent.
Alberto, le protagoniste de “L’homme à l’étrange karma”, est un jeune garçon sicilien, qui, déçu par la vie universitaire, par la relation compliquée qu’il entretient avec ses parents, une vie quotidienne dans laquelle il se sent végéter, décide un beau jour de tout quitter, d’abandonner son ile pour trouver de nouvelles stimulations et d’aller à Milan, où son ami Milo lui offrira l’hospitalité.
Mais la métropole lombarde n’est pas le Paradis qu’Alberto imaginait, elle n’est pas fait pour lui qui au fond reste un garçon du Sud. Milan offre tant de distractions, presque trop. Milo a changé, même si son amitié pour Alberto reste sincère.
Le jeu de la vie s’amuse à embrouiller chaque situation. Alberto est au bord d’une crise existentielle, il essaie de se défendre, de ne pas sombrer dans les sables mouvants de la dépression.
Patrizia le surnomme le garçon du Karma parce que chez lui chaque action est la conséquence d’autres actions et rien n’est dû au hasard.
Alberto est un garçon à l’intelligence vive, il sait faire la différence entre le bien et le mal, il ne cède pas au vice, il souffre pour ses amis qui traversent de sombres périodes dans leur vie, pas seulement celles de l’esprit.
Bien qu’il la fréquente, la banlieue avec ses établissement n’est pas faite pour lui.
"Le garçon à l’étrange Karma" est un kaléidoscope d’événements, de souffrances, d’incertitudes, de violence.
A Milan, Alberto n’arrive pas à atteindre la sérénité nécessaire pour prendre des décisions importantes concernant son futur.
L’univers féminin, représenté par Patrizia, Federica et Lara, joue un rôle important tout au long de l’histoire racontée dans ce livre.
La lecture de ce récit est passionnante, pleine de rebondissements inattendus. D’Agostino sait comment impliquer le lecteur : il arrive à l’emporter dans l’engrenage du roman avec un langage simple et précis, n’hésitant pas à utiliser des termes aujourd’hui très à la mode chez les jeunes.
Nouvel Ulysse, Alberto tente de trouver ailleurs son présent et son futur. Mais le passé doit-il vraiment être complètement oublié ? Et voilà qu’il refait surface en la personne de Lara qui le rejoint à Milan, dévouée et sincère, comme toujours.
Non, Milan n’est pas faite pour lui qui aime par-dessus tout la sérénité de l’esprit. Il se remet alors en route, avec Lara cette fois, jusqu’à Bologne, une nouvelle étape de sa vie dans la recherche du rêve utopique d’un bonheur qui ne peut être atteint sans la sérénité intérieure.
Cette œuvre, comme la précédente intitulée “Esprìt libre” contient des détails autobiographiques sur l’auteur, qui considère que le voyage est une nécessité de l’âme. L’amitié, la solidarité, l’amour pour l’autre moitié du ciel sont, avec le voyage, les sources dans lesquelles Daniele D’Agostino puise son inspiration pour écrire ses récits et romans qui, justement parce qu’ils sont inspirés par la vie, deviennent un patrimoine pour nous tous.

(préface originale de Giucar Marcone)

(traduction par Elodie Vandelle)

mercoledì 16 settembre 2009

PREFACE of "The guy with a strange karma"

I’ve read very carefully a new novel by Daniele D’Agostino, a young Sicilian writer, who knows how to mix fiction and reality.
Alberto is the name of the protagonist of “The guy with a strange karma”: he is a young Sicilian guy, who, disappointed by his life and a not very good relationship with parents and friends, suddenly decides to move from his island to go to Milan, where an old friend of his, Milo, gives him hospitality. But the city is not the Heaven that Alberto wanted to achieve, because it offers too much entertainment and Milo has changed, but his friendship with Alberto still remains sincere.
Alberto is falling down into an existential crisis, trying to fight against life. Patrizia, a girl occasionally met a night, decides to call him “karma guy”, because she realizes that every action he does or every behavior he has don't come by the fate. Alberto is smart, he knows how to make difference between good and evil, and he suffers for friends who are going through very bad moments in their lives.
This novel is a mix of events, sufferings, uncertainties and violence, taking place in a city where the protagonist is not very calm to take important decisions about his future life, he is distracted by a complicated female universe made up of Patrizia, Federica and Lara.
The reading of this novel is very interesting and thrill because the writer knows how to involve the readers with a very easy style, using many words coming from the universe of youth. Alberto also wants to delete his past, but it comes back so soon: its name is Lara. She’s his old best friend who arrives in Milan, and together they try to find happiness somewhere else.
This novel, like the past one called “Esprit libre”, shows us a small part of the writer, who thinks that travelling is a necessity of the soul, but also friendship, happiness, solidarity and love for friends. All these things are essential for D’Agostino, because they give him inspiration for his writing, and this must be considered such a great heritage for all of us.

(prefazione italiana del giornalista Giucar Marcone)
(traduzione a cura della dott.ssa Imma Sciplini)