"Il fatto che la comunità sia sempre presente nella vita di tutti i giorni ci fa sentire sicuri. Non è qualcosa di fluido, di liquido. Non ci abbandona mai e non ci fa sentire soli. Ogni qualvolta che ne abbiamo bisogno, la comunità a cui apparteniamo è sempre lì ad aspettarci e questo ci dà conforto". (Zygmunt Bauman).

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domenica 22 gennaio 2017

Il cinema in Basilicata

Anche se negli ultimi vent'anni sono aumentate notevolmente le trivelle petrolifere, la Basilicata rimane incontestabilmente una regione tra le più povere d'Italia, Sarà forse questa contraddizione, unita ad un paesaggio poco antropizzato e costituito da intatti e unici scenari paesaggistici a renderla un set cinematografico a cielo aperto. Definita "una regione ancora preservata, autentita e incontaminata" dal grande Francis Ford Coppola, la Basilicata di recente ha visto fiorire considerevolmente il numero di importanti produzioni nazionali e internazionali che l'hanno scelta come location per pellicole ambientate in atmosfere anche esotiche e molto originali.
Oltre alle grandi e storiche produzioni de Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini, La Passione di Cristo (2003) di Mel Gibson, The Nativity Story (2006) di Catherine Hardwicke, Ben-Hur (2016) di Timur Bekmambetov, in Lucania sono stati girati tanti altri film tra cui il cinese Let's get married (2015) di Liu Jiang, Tre tocchi (2014) di Marco Risi; Io non ho paura (2003) di Gabriele Salvatores e tratto dall'omonimo romazo di Niccolo' Ammaniti; Cristo si è fermato a Eboli (1979) di Francesco Rosi; Un paese quasi perfetto (2016) di Massimo Gaudioso; Veloce come il vento (2016) di Matteo Rovere e soprattutto Basilicata Coast to Coast (2010) di Rocco Papaleo, che rappresenta un vero e proprio viaggio promozione all'interno della Lucania che come risultato, oltre a quello di far conoscere la nostra terra, ha avuto quello di creare turismo e quindi indotto.

mercoledì 8 aprile 2015

Follie di massa

Ho letto con interesse l'articolo del giornalista e scrittore Antonio Socci "Fuori dalla cabina l'Europa ha chiuso Dio (e ora siamo in picchiata)" apparso sul quotidiano Libero il 29 Marzo 2015. Dopo gli sconvolgenti fatti che hanno sorpreso l'Europa con lo schianto dell'aereo di una compagnia tedesca, dove sono morti 150 persone, Socci recrimina il fatto che l'Europa, anche in un momento di dolore e rabbia, tiene fuori dalla scena il nome di Dio e la sua presenza rilegandola a un ruolo marginale, da contorno che da immagine primordiale. La laicità intesa come autonomia decisionale rispetto a ogni ideologia religiosa che l'Europa porta avanti con tanta autorevolezza, soprattutto in un paese come la Francia (anche se nella sciagura aerea la Francia ha rappresentato solamente una coincidenza geografica), ci fa capire quanto l'essere umano moderno stia andando indietro, diretto verso una vera e propria fase involutiva. Un progresso regresso che la continua mancanza di Dio nelle nostre vite si sta manifestando con una sempre più evidente una crisi di valori, di identità spirituale e soprattutto morale, manifestandosi con atti di pura follia di massa (uno su tutti l'attentato del 2011 in Norvegia dove un uomo travestito da poliziotto uccise 69 persone). Il più recente attentato, o meglio quell'atto di ingiustificata e gratuita violenza e follia che ha colpito la quasi perfetta macchina organizzativa tedesca, ci fa capire come l'Europa sia in picchiata, verso una perdita di identità spirituale che farà scorrere altri fiumi di sangue. Spero di essere andato incontro a considerazioni errate e che invece di continuare ad essere invasi e soppressi da questa moderna società liquida, troppo veloce e indomabile dettata dall'andatura anglosassone, tutta l'Europa, governi e regimi "totalitarismi" compresi, riuscisse a fermarsi e riflettere sull'immagine del futuro che ci aspetta. Di certo per adesso non un bello spettacolo...

giovedì 2 ottobre 2014

Bauman vs Baricco, Società Liquida e Barbari.



Il concetto di "Società Liquida" di Bauman è il risultato di un processo basato sul fatto che la società contemporanea si è evoluta tanto, a dir vero troppo, innescando un percorso a ritroso che non sta facendo altro che far ritrovare le sue origine barbariche da cui proviene, in quanto le stiuazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che queste si consolidano in abitudini e si conservano per lungo tempo. Tra gli esiti di questo mutamento si annota l'aver assimilato incosciamente la cultura del fare a meno di strutture forti, legami duraturi, progetti a lungo termine, desideri e speranze, affinando sentimenti di diffidenza ed egoismo nei confronti del prossimo. Chi si fida più di ciò che i giornalisti scrivono, gli scienziati affermano, i medici diagnosticano e prescrivono, i politici promettono? Tutto oggi sta diventando liquido, instabile, abbiamo inglobato il concetto capitalistico di "usa e getta" anche nelle questioni amorose, nei legami, sentimenti, amicizie, patti e impegni. L'essere umano è diventato refrattario al concetto di "lungo termine", rinchiudendosi via via dentro una bolla di egoismo, di comandite cronica che non accetta consigli e linee guida da chi è più saggio, preoccupato principalmente dal benessere individuale, dal piacere immediato che una cosa o relazione potesse provocargli, alla perenne ricerca di scuse e giustificazioni per non esserci mai quando gli altri ne hanno bisogno. 
Stiamo vivendo un vero e proprio declino della società dei valori, dove rispetto, onestà e umiltà diventano doti sempre più rare da trovare nella gente, in un mondo dove il divario tra ricchi e poveri si fa sempre più evidente e spietato; siamo diventati privi di certezze, perennemente infelici, insoddisfatti della vita, sempre alla ricerca della perfezione, schiavi della paura di perdere il proprio posto di lavoro e quindi di conseguenza essere tagliati fuori dai piaceri materiali dell'esistenza. Stiamo diventando una società basata sulla paura dell'osare, che si nasconde dietro lo schermo di un computer per portare avanti l'ideologia dell'amichevole distanza; schiavi dei motori di ricerca sul web, lentamente stiamo perdendo la volontà di approfondire qualsiasi argomento, soppiantando gli antiquati volumi delle classiche enciclopedie, azzerando le nostre facoltà di pensiero. Ci stiamo ancora a chiedere se un oggetto millenario come il libro possa un giorno estinguersi, soppiantato da apparecchi tecnologici, siti web e blog, troppo annoiati dal seguire un flusso ampio di parole e punteggiature, preferendo il linguaggio audiovisivo, più immediato e diretto, quindi più adatto ad accompagnarci verso un continuo viaggio a ritroso che sta portando un vero e proprio imbarbarimento della società contemporanea, diretti verso lo smantellamento di tutta quella cultura, classe e stile che si sono accumulati da secoli e secoli di civiltà portando alla vita delle vere e proprie scimmie tecnologiche, barbari predatori dei doni del creato, perché come afferma Baricco il "barbaro" non è colui che perde l'anima per caso, semplicemente ne sta cercando di farne a meno.
In un presente già di suo corrotto e povero, dove l'autorità paterna e quella degli insegnanti, così come tutto il sistema scuola, sta perdendo ogni credibilità, dovremmo tornare indietro per riprendere il giusto binario dell'evoluzione, ritornare ognuno a riprendersi il proprio posto di paladino del buongusto e della propaganda della lettura, della cultura e dell'approfondimento. La società contemporanea ha in mano potenti strumenti che riescono ad avere il monopolio sulle decisioni di popoli interi, semplicemente basterebbe riflettere un po', fermarsi a pensare su come indirizzare il potere di tutto questo flusso illimitato di propaganda verso quei valori che si sono persi, perché la vera virtù dei forti non è la pazienza, ma la misura.
 

lunedì 7 gennaio 2013

2013, diamogli un senso

Il nuovo anno è appena cominciato e tra i tanti auguri che si fanno, più o meno sinceri, ce ne sarebbero alcuni in particolare cui mi sento di non tralasciare: abbondate nella lettura! dedicatevi al sapere e al piacere della scoperta! date sfogo alla curiosità!
Ci sono molte cose nella vita cui traiamo piacere e godimento, il conoscere per me è una di queste, ovvero un'insieme di momenti dove la mente giova di nuovi dati e informazioni relegati tra essi da fili logici di connessione. Il conoscere dev'essere accudito, nutrito e non abbandonato a se stesso destinato ad aggirarsi tra gli oscuri meandri dell'indifferenza.
In giro si sente molto spesso dire che anche le grandi case editrici fanno fatica a sopravvivere di pari passo con le librerie. Il destino di quest'ultime sembra la scomparsa visto con quanta giusta arroganza i libri elettronici si stanno diffondendo recriminando sempre più quote di mercato. Che siano elettronici o cartacei, i libri devono tornare a far parte della nostra quotidianità, ritornando presenti durante i periodi di festività dove corriamo a destra e manca per cercare regali che possano stupire i nostri cari.
Quanti di voi hanno regalato almeno un libro l'appena trascorso natale? Non si tratta di critica o lamentela, ma siamo ancora in tempo per rimediare. 
Buon 2013.

martedì 18 ottobre 2011

La Scozia, vera patria nativa del calcio moderno


Tre secoli prima di quanto si è sempre pensato e sostenuto, sarebbe il vero periodo storico che sancisce la nascita del gioco del calcio, in Scozia. L'opinione che si è sempre avuta è che il football, perlomeno nella sua forma moderna, sia stato inventato nel diciannovesimo secolo in Inghilterra, considerata la patria di questo sport. Prima di quella data, si pensasse esistesse solo una versione "barbarica" del moderno calcio, dove squadre di centinaia di giocatori ciascuna lottassero per mettere mani e piedi, su una palla, in un campo lungo tre chilometri. Nuove ricerche storiche avrebbero scoperto che si giocava a pallone, in un modo già molto simile a quello contemporaneo, nella Scozia tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo dove famiglia reale scozzese, prima che il proprio paese fosse annesso all'Inghilterra, organizzava nei cortili dei propri castelli delle partite "in atmosfera civile", cioè senza che gli avversari facessero a botte. Come oggi, i giocatori potevano toccare la palla solo con i piedi e venivano elogiati per la loro "abilità" nel toccare il pallone, una sfera di pelle di vescica di porco. In particolare, Richard McBrearly, curatore dello Scottish Football Museum, ha rinvenuto riferimenti a una partita giocata in onore della regina Mary di Scozia al castello di Carlisle nel 1568: la gara durò due ore dicono le cronache del tempo, e venti giocatori si affrontarono, dieci per parte, usando soltanto i piedi. Nella camera da letto della medesima sovrana, del resto, già nel 1540 fu trovata una sfera di pelle che viene considerata il più antico pallone da calcio del mondo. Il curatore del medesimo museo ha anche trovato un manoscritto da cui risulta che l'11 aprile 1497 re Giacomo IV di Scozia pagò due scellini per acquistare un sacco di "fut ballis", come venivano chiamati, suggerendo che gli scozzesi possono legittimamente rivendicare la paternità del gioco oggi più popolare della terra.