Nato l’1 Gennaio del 1919 a New York da una famiglia agiata, Jerome David Salinger comincia a scrivere a 15 anni, età in cui entra al collegio militare della Pennsylvania, e nel contempo la scoperta di autori come Hemingway e Fitzgerald fortificano la sua vocazione. Dotato di una certa “ingenuità” intuitiva, lo scrittore americano riusciva ad evocare nelle sue opere l’innocenza disillusa dell’adolescenza, illustrata egregiamente negli eroi de “Il giovane Holden” (romanzo di formazione uscito nel 1951, che ha profondamente segnato la letteratura americana del ventesimo secolo) e soprattutto in Holden Caulfield, alunno bocciato dalla sua prestigiosa scuola che decide di trascorrere tre giorni a New York prima di tornare a casa e rendere conto della sua bocciatura ai suoi genitori, scoprendo un mondo artificiale e alquanto convenzionale, quello degli adulti, e completamente differente da quello che da sempre l’aveva accerchiato, facendo nascere in lui un certo disgusto. Il romanzo, tuttora popolarissimo e considerato una perfetta descrizione dell’angoscia adolescenziale, fu tuttavia vietato dalla censura in alcuni paesi e scuole statunitensi a causa del suo linguaggio volgare, di alcune scene scabrose ma anche per alcuni delicati temi, come quello della religione, trattati con troppa disinvoltura dall’autore e che alcuni critici designarono come un “brutto” esempio per gli adolescenti americani (Salinger fu un entusiasta seguace del Buddhismo Zen).
A differenza di molti autori, alla perenne ricerca della fama e dopo averla raggiunta, la sfruttano per una vita frenetica e sempre ai limiti del collasso, Salinger si è sempre preoccupato di scomparire, di non lasciare traccia alcuna della sua presenza terrena a parte alcuni suoi capolavori: sarà forse a causa della sua voglia di smascherare la verità della società americana, consumista e attaccata ai beni materiali, alla sua voglia di gridare al mondo che il mito dell’uomo adulto in America è solo falso. Il celebre autore, malgrado l’enorme successo de “Il giovane Holden” (titolo originale: The Catcher in the Rye) viveva recluso e non aveva accordato nessuna intervista con i media dal 1974 e non pubblicando più nulla dal 1965, anno in cui apparve sul “New Yorker” un ultimo racconto, e vivendo isolato a Cornish, minuscolo paesotto del New Hampshire.
Ecco che il suo ultimo silenzio viene rappresentato come un’ultima scrittura, un’opera ultima di uno scrittore di un mondo post-eroico, post-umano. J.D. Salinger è morto il 27 gennaio 2010 per cause naturali.
A differenza di molti autori, alla perenne ricerca della fama e dopo averla raggiunta, la sfruttano per una vita frenetica e sempre ai limiti del collasso, Salinger si è sempre preoccupato di scomparire, di non lasciare traccia alcuna della sua presenza terrena a parte alcuni suoi capolavori: sarà forse a causa della sua voglia di smascherare la verità della società americana, consumista e attaccata ai beni materiali, alla sua voglia di gridare al mondo che il mito dell’uomo adulto in America è solo falso. Il celebre autore, malgrado l’enorme successo de “Il giovane Holden” (titolo originale: The Catcher in the Rye) viveva recluso e non aveva accordato nessuna intervista con i media dal 1974 e non pubblicando più nulla dal 1965, anno in cui apparve sul “New Yorker” un ultimo racconto, e vivendo isolato a Cornish, minuscolo paesotto del New Hampshire.
Ecco che il suo ultimo silenzio viene rappresentato come un’ultima scrittura, un’opera ultima di uno scrittore di un mondo post-eroico, post-umano. J.D. Salinger è morto il 27 gennaio 2010 per cause naturali.
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