I tagli alla cultura prospettati dalla nuova manovra del governo sono una tragedia che si abbatterà su un Paese già pieno zeppo di incolti che si rifiutano di comprare e leggere libri. Secondo gli ultimi sondaggi effettuati a livello nazionale, il 70% degli Italiani ha dichiarato di non aver comprato un libro in tutto l'anno. Dichiarazioni drammatiche, che ben dimostrano perché la piccola editoria sia in crisi e perché i piccoli scrittori non riescano a vivere solo pubblicando libri. La mancanza del "lettore medio" che c'è in tutti i paise europei (il lettore che compra e legge almeno 3 libri al mese), è la causa principale di questa crisi che affligge il nostro paese. Purtroppo in Italia, tutti vogliono scrivere e pubblicare, ma pochissimi vogliono leggere. Viviamo in un'Italia assurda dove si pubblicano 50.000 nuovi titoli ogni anno, ma dove il 70% degli italiani dichiara di non comprare neppure un libro all'anno. Queste sono contraddizzioni mostruose tipiche del nostro Belpaese. Come fare per risolverle?
Molti affermano che la scuole non promuove l'amore per il libro. In parte puo' anche essere vero, ma personalmente, ritengo sia la famiglia il luogo dove una persona impara ad amare i libri. Se un bambino vede papà e mamma sempre coi libri in mano, se viene portato periodicamente in libreria, se i parenti e i genitori gli regalano libri, per forza di cose il bambino diventerà un lettore. La tragedia è data dal fatto che sono milioni e milioni i papà e le mamme che non leggono mai un libro e che guardano magari con occhi storti il parente "pecora nera" che, al compleanno del bimbo, invece di regalargli uno stupido videogioco o un ennesimo paio di scarpe da ginnastica firmate, osa regalargli un libro!
Perciò, finché le famiglie non diventeranno i luoghi dove si insegna a leggere e ad amare il libro, questo stato di cose perdurerà. Inoltre, da questa crisi della mancata lettura non si potrà mai uscire finché ci saranno persone tirchie che vogliono leggere a sbafo, che vanno in biblioteca a prendere i libri in prestito invece di acquistarli: i libri si devono comprare, perché solo così si può aiutare il mondo editoriale. Bisogna che gli italiani si mettano bene in testa l'idea che occorre mettere mano al portafoglio e comprare i libri, pagarli e non cercare di leggerli a ufo, perché anche quello del libro (esattamente come quello della moda o degli alimentari) è un settore legato alle leggi economiche di mercato. Se si pagano scarpe, vestiti o cibarie, proprio non si riesce a capire perché i libri debbano essere presi in prestito. Non sarà che in Italia è ormai imperante la malsana idea che il libro non è un bene di primaria necessità? Ho proprio paura di si. In ogni caso, un popolo che non legge è destinato a farsi gabbare, turlupinare e fregare dai furbetti di turno. E visti i begli esemplari di lestofanti che si avvicendano al governo del nostro Paese, sembra proprio che questa amara constatazione sia drammaticamente veritiera!
Articolo scritto da Fabrizio Legger e apparso nel n° 34/35 (Luglio/Agosto 2011) ne "Il bandolo", periodico di cultura fondato a Palermo nel 1901.
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