Dal 9 maggio al 2 agosto del corrente anno, Palazzo Sant’Elia, sito in via Maqueda 81 a Palermo, ospiterà la mostra di un grande protagonista dell’arte italiana del secondo dopoguerra, Alberto Sughi, che inaugura il ciclo delle mostre che si svolgeranno nella superba cornice del settecentesco Palazzo Sant’Elia e dedicate ai maestri della pittura italiana del Novecento.
Alberto Sughi è uno dei maggiori artisti della pittura italiana dell’ultimo mezzo secolo e con questa mostra, organizzata in concomitanza con gli ottant’anni di vita del maestro, si vuole tracciare il percorso di un pittore che scelse la strada del realismo tanto che per lui venne utilizzata la definizione «realismo esistenziale» che trova affinità evidenti con la personale creazione artistica, riuscendo a scavare e indagare nel profondo dell’animo umano, e sapendo sfuggire ad ogni definitiva catalogazione all’interno dei movimenti artistici della sua epoca. Le opere presenti permetteranno di ripercorrere il cammino artistico dell’artista, caratterizzato da una poeitca composta da fragilità e tristezza, con personaggi senza identità e senza espressione sospesi in un vuoto atemporale, che si trasmette nelle tele tramite un compendio di cromie libero e scarno.
In mostra oltre 90 opere tra opere di pittura e disegni dal 1958 fino ai giorni nostri, che mettono in scena momenti di vita di quotidiana senza eroi come in Al Cinema (1959), La cena (1976), Teatro d’Italia (1983-84), per parlare del malessere e della solitudine dell’uomo che soffre la realtà in cui è immerso e dove può fare ben poco per riuscire a liberarsene. La mostra, curata da Maurizio Calvesi, rende omaggio all’artista ma anche all’uomo che in un certo senso ha scelto di correre da isolato e come afferma lo stesso Sughi, in un’intervista rilasciata in occasione della rassegna stampa a palazzo Comitini a Palermo: «Nella mia carriera di artista ho voluto creare una pittura libera e fuori da ogni codice con l’obiettivo di dare vita ad una sorta di narrazione, a tratti cinematografica, di un mondo senza eroi, di una condizione di disagio e assenza di dialogo di cui emergono tutte le implicazioni intimistiche e psiciologiche». Le sue opere d’arte non si limitano solamente a raccontare, ma proiettano il visitatore in un percorso di interiorizzazione che fa rivivere un’immagine nella propria visione più nascosta. Nella stessa intervista Sughi continua, confessando che: «Niente di quello che ha dipinto mi soddisfa pienamente perché quando sei giovane credi di sapere tutto e quando vai avanti con gli anni ti rendi conto che quella era solo un’illusione. Guardi il tuo quadro perquello che è veramente: nient’altro che un passo nel percorso difficile della conoscenza».
A causa della sua predisposione/tendenza a mettere in scena le immagini in una sequenza cinematografica, il Maestro Federico Fellini di lui disse: «A volte vede come se avesse in mano non un pennello ma una macchina da presa perché dispone le forme, le illumina, crea i piani visivi, li interpone, li fa agire».
Sughi ha partecipato a tutte le più importanti rassegne d’arte contemporanea, dalla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia alla Quadriennale di Roma, di cui negli Anni novanta è stato presidente, fino alle numerose mostre che hanno proposto all’estero le vicende dell’arte italiana dagli anni settanta a oggi. I più importanti musei italiani e stranieri gli hanno dedicato ampie rassegne antologiche e oggi la città di palermo non può che essere onorata di poter accogliere i dipinti del grande pittore a Palazzo Sant’Elia.
La mostra è prodotta e realizzata da RomArtificio, promossa dall’Assessorato regionale ai Beni culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione e dalla Provincia regionale di Palermo è visitabile tutti i giorni fino al 2 agosto, dalle ore 10h alle 19h, chiuso il lunedì. Il costo del biglietto intero è di 7 euro mentre il ridotto costa 5 euro.
Alberto Sughi è nato a Cesena nel 1928. Si forma artisticamente a Roma, dove tuttora vive e lavora. II suo lavoro attrae precocemente l’attenzione della critica d’arte, dando luogo a significative convergenze fra studiosi e saggisti anche di diverso orientamento.
Agli inizi degli anni sessanta Sughi si muove spesso fra Roma, Milano e Torino per partecipare o promuovere incontri fra gli artisti impegnati ad indagare la realta contemporanea, sentendo la necessita di rimuovere la situazione di incomprensione e diffidenza che ancora circonda quest’ambito di ricerca. II suo lavoro procede, in modo quasi costante, per cicli tematici, che hanno il sapore della sequenza cinematografica. Del 1971-73 sono le cosiddette pitture verdi, dedicate al rapporto fra uomo e natura; del 1975-76 e il ciclo La cena, presentato alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna e alla Galleria del Maneggio di Mosca; agli inizi anni ‘80 appartengono i venti dipinti ed i quindici studi di Immaginazione e memoria della famiglia: del 1985 la serie denominata La sera. L’ultimo ciclo degli anni ‘90 prende il significativo titolo: Andare dove? A questo fa poi seguito Notturno.
Alberto Sughi è uno dei maggiori artisti della pittura italiana dell’ultimo mezzo secolo e con questa mostra, organizzata in concomitanza con gli ottant’anni di vita del maestro, si vuole tracciare il percorso di un pittore che scelse la strada del realismo tanto che per lui venne utilizzata la definizione «realismo esistenziale» che trova affinità evidenti con la personale creazione artistica, riuscendo a scavare e indagare nel profondo dell’animo umano, e sapendo sfuggire ad ogni definitiva catalogazione all’interno dei movimenti artistici della sua epoca. Le opere presenti permetteranno di ripercorrere il cammino artistico dell’artista, caratterizzato da una poeitca composta da fragilità e tristezza, con personaggi senza identità e senza espressione sospesi in un vuoto atemporale, che si trasmette nelle tele tramite un compendio di cromie libero e scarno.
In mostra oltre 90 opere tra opere di pittura e disegni dal 1958 fino ai giorni nostri, che mettono in scena momenti di vita di quotidiana senza eroi come in Al Cinema (1959), La cena (1976), Teatro d’Italia (1983-84), per parlare del malessere e della solitudine dell’uomo che soffre la realtà in cui è immerso e dove può fare ben poco per riuscire a liberarsene. La mostra, curata da Maurizio Calvesi, rende omaggio all’artista ma anche all’uomo che in un certo senso ha scelto di correre da isolato e come afferma lo stesso Sughi, in un’intervista rilasciata in occasione della rassegna stampa a palazzo Comitini a Palermo: «Nella mia carriera di artista ho voluto creare una pittura libera e fuori da ogni codice con l’obiettivo di dare vita ad una sorta di narrazione, a tratti cinematografica, di un mondo senza eroi, di una condizione di disagio e assenza di dialogo di cui emergono tutte le implicazioni intimistiche e psiciologiche». Le sue opere d’arte non si limitano solamente a raccontare, ma proiettano il visitatore in un percorso di interiorizzazione che fa rivivere un’immagine nella propria visione più nascosta. Nella stessa intervista Sughi continua, confessando che: «Niente di quello che ha dipinto mi soddisfa pienamente perché quando sei giovane credi di sapere tutto e quando vai avanti con gli anni ti rendi conto che quella era solo un’illusione. Guardi il tuo quadro perquello che è veramente: nient’altro che un passo nel percorso difficile della conoscenza».
A causa della sua predisposione/tendenza a mettere in scena le immagini in una sequenza cinematografica, il Maestro Federico Fellini di lui disse: «A volte vede come se avesse in mano non un pennello ma una macchina da presa perché dispone le forme, le illumina, crea i piani visivi, li interpone, li fa agire».
Sughi ha partecipato a tutte le più importanti rassegne d’arte contemporanea, dalla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia alla Quadriennale di Roma, di cui negli Anni novanta è stato presidente, fino alle numerose mostre che hanno proposto all’estero le vicende dell’arte italiana dagli anni settanta a oggi. I più importanti musei italiani e stranieri gli hanno dedicato ampie rassegne antologiche e oggi la città di palermo non può che essere onorata di poter accogliere i dipinti del grande pittore a Palazzo Sant’Elia.
La mostra è prodotta e realizzata da RomArtificio, promossa dall’Assessorato regionale ai Beni culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione e dalla Provincia regionale di Palermo è visitabile tutti i giorni fino al 2 agosto, dalle ore 10h alle 19h, chiuso il lunedì. Il costo del biglietto intero è di 7 euro mentre il ridotto costa 5 euro.
Alberto Sughi è nato a Cesena nel 1928. Si forma artisticamente a Roma, dove tuttora vive e lavora. II suo lavoro attrae precocemente l’attenzione della critica d’arte, dando luogo a significative convergenze fra studiosi e saggisti anche di diverso orientamento.
Agli inizi degli anni sessanta Sughi si muove spesso fra Roma, Milano e Torino per partecipare o promuovere incontri fra gli artisti impegnati ad indagare la realta contemporanea, sentendo la necessita di rimuovere la situazione di incomprensione e diffidenza che ancora circonda quest’ambito di ricerca. II suo lavoro procede, in modo quasi costante, per cicli tematici, che hanno il sapore della sequenza cinematografica. Del 1971-73 sono le cosiddette pitture verdi, dedicate al rapporto fra uomo e natura; del 1975-76 e il ciclo La cena, presentato alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna e alla Galleria del Maneggio di Mosca; agli inizi anni ‘80 appartengono i venti dipinti ed i quindici studi di Immaginazione e memoria della famiglia: del 1985 la serie denominata La sera. L’ultimo ciclo degli anni ‘90 prende il significativo titolo: Andare dove? A questo fa poi seguito Notturno.
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