L’Italia, è ben noto, è terra di un ricchissimo patrimonio storico, artistico e culturale che la pongono a livello turistico uno dei paesi più belli, interessanti e visitati al mondo, (secondo recenti statistiche dietro solo Francia e Spagna per numero di presenze straniere). Da Aosta a Ragusa, praticamente tutto il territorio nazionale, nel corso dei secoli della sua magnifica storia, ha subito varie dominazioni tramite popoli diversi e provenienti da diverse parti del mondo occidentale che orientale, che hanno lasciato le impronte del loro passaggio tramite monumenti, palazzi, chiese, duomi, castelli, reggie e opere d’arte come quadri, sculture ma anche manoscritti e svariati oggetti di ogni genere. Di coseguenza a questa situazione di culla, l’Italia è anche sempre stata terra di grandissimi artisti che nel corso dei secoli hanno segnato la storia del nostro paese ponendolo per lunghi periodi al centro del mondo, creando una terra dove nascevano e morivano movimenti artistici e letterari e meta prediletta e “obbligata” dei più grandi viaggiatori di tutti i tempi. Codesti artisti hanno lasciato visibili le loro tracce tramite preziosi documenti, pergamene, quadri, sculture, rinchiusi oggi dentro innumerevoli musei sparsi per tutto il nostro Bel Paese.
Ma questo è solo un lato della medaglia, quello dell’apparenza, quello che per antonomasia tutti i turisti, per fortuna, conoscono di noi. Ma come mai allora questi musei, pinacoteche, esposizioni permanenti, monumenti di stato e tati altri luoghi che racchiudono parte di questo nostro patrimonio artistico inestimabile, vengono visitati soltanto da questi turisti stranieri e stranamente sconosciuti dagli stessi italiani, soprattutto dai giovani, che ci vivono tutt’intorno? Ecco che il lato oscura della medaglia, come per magia, viene tirato fuori.
Il problema, oltre a una mancata sensibilizzazione della gente verso questi luoghi sacri della nostra arte, sta nella loro fruibilità e soprattutto nel non dare la possibilità ai giovani italiani, che hanno ridotte capacità di spesa, di usufruire di questi patrimoni di stato tramite agevolazioni sulle tariffe dei prezzi dei biglietti d’entrata o con costanti visite guidate che partono da scuola, vero e importante centro da dove dovrebbe partire una massiccia campagna di sensibilizzazione. Dovremmo prendere esempio dai cugini transalpini per esempio, dove di recente il presidente Nicolas Sarkozy ha deciso che l’accesso a tutti i musei e ai monumenti di stato presenti nel territorio francese, sarà gratuito per tutti i minori di venticinque anni. Una scelta senza precedenti nella storia dello stato francese, che di conseguenza ha suscitato alcune perplessità in termiti di tornaconti economici. Lo stesso presidente ha dichiarato ai più scettici che quella adottata è una misura d’investimento a tutti gli effetti e a lungo termine dove alla fine i musei non abbasseranno la loro cifra d’affari, bensì l’aumenteranno perché se i giovani hanno l’abitudine di andare al museo, ci andranno anche quando saranno adulti, pagando ovviamente il biglietto, portando con se i figli e quindi instaurando un ciclo ripetitivo. Infine il presidente Sarkozy ha tenuto a sottolineare sempre a quei scettici, che si tratta di una misura di mercato altamente strategica non indifferente.
È una misura questa che dovrebbe lasciar riflettere molto i nostri politici e governanti, ma anche il parlamento europeo a fine di prendere spunto dall’idea del presidente transalpino. Visitare un museo non significa solamente trascorrere del tempo come svago in compagnia di amici o parenti dove spesso ci si annoia e non di riceve quell’attenzione e spiegazioni tanto agognate, ma significa innanzitutto conoscere il nostro immenso patrimonio artistico che ci contraddistingue nel mondo e l’evoluzione che ha subito nel tempo il nostro paese. Perché le opere d’arti rappresentano dei segni tangibili di cambiamento di una determinata civiltà, e non conoscendoli, non ammirandoli o peggio ignorandoli, significa non accettare il proprio presente e la società in cui si cresce e vive. E soltanto conoscendo il proprio passato si può pensare a un futuro migliore, e bisognerebbe partire proprio dal concetto di rendere facilmente fruibili e quindi gratuiti, i nostri musei a cominciare dai più giovani.
Ma questo è solo un lato della medaglia, quello dell’apparenza, quello che per antonomasia tutti i turisti, per fortuna, conoscono di noi. Ma come mai allora questi musei, pinacoteche, esposizioni permanenti, monumenti di stato e tati altri luoghi che racchiudono parte di questo nostro patrimonio artistico inestimabile, vengono visitati soltanto da questi turisti stranieri e stranamente sconosciuti dagli stessi italiani, soprattutto dai giovani, che ci vivono tutt’intorno? Ecco che il lato oscura della medaglia, come per magia, viene tirato fuori.
Il problema, oltre a una mancata sensibilizzazione della gente verso questi luoghi sacri della nostra arte, sta nella loro fruibilità e soprattutto nel non dare la possibilità ai giovani italiani, che hanno ridotte capacità di spesa, di usufruire di questi patrimoni di stato tramite agevolazioni sulle tariffe dei prezzi dei biglietti d’entrata o con costanti visite guidate che partono da scuola, vero e importante centro da dove dovrebbe partire una massiccia campagna di sensibilizzazione. Dovremmo prendere esempio dai cugini transalpini per esempio, dove di recente il presidente Nicolas Sarkozy ha deciso che l’accesso a tutti i musei e ai monumenti di stato presenti nel territorio francese, sarà gratuito per tutti i minori di venticinque anni. Una scelta senza precedenti nella storia dello stato francese, che di conseguenza ha suscitato alcune perplessità in termiti di tornaconti economici. Lo stesso presidente ha dichiarato ai più scettici che quella adottata è una misura d’investimento a tutti gli effetti e a lungo termine dove alla fine i musei non abbasseranno la loro cifra d’affari, bensì l’aumenteranno perché se i giovani hanno l’abitudine di andare al museo, ci andranno anche quando saranno adulti, pagando ovviamente il biglietto, portando con se i figli e quindi instaurando un ciclo ripetitivo. Infine il presidente Sarkozy ha tenuto a sottolineare sempre a quei scettici, che si tratta di una misura di mercato altamente strategica non indifferente.
È una misura questa che dovrebbe lasciar riflettere molto i nostri politici e governanti, ma anche il parlamento europeo a fine di prendere spunto dall’idea del presidente transalpino. Visitare un museo non significa solamente trascorrere del tempo come svago in compagnia di amici o parenti dove spesso ci si annoia e non di riceve quell’attenzione e spiegazioni tanto agognate, ma significa innanzitutto conoscere il nostro immenso patrimonio artistico che ci contraddistingue nel mondo e l’evoluzione che ha subito nel tempo il nostro paese. Perché le opere d’arti rappresentano dei segni tangibili di cambiamento di una determinata civiltà, e non conoscendoli, non ammirandoli o peggio ignorandoli, significa non accettare il proprio presente e la società in cui si cresce e vive. E soltanto conoscendo il proprio passato si può pensare a un futuro migliore, e bisognerebbe partire proprio dal concetto di rendere facilmente fruibili e quindi gratuiti, i nostri musei a cominciare dai più giovani.
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