"Il fatto che la comunità sia sempre presente nella vita di tutti i giorni ci fa sentire sicuri. Non è qualcosa di fluido, di liquido. Non ci abbandona mai e non ci fa sentire soli. Ogni qualvolta che ne abbiamo bisogno, la comunità a cui apparteniamo è sempre lì ad aspettarci e questo ci dà conforto". (Zygmunt Bauman).

lunedì 2 marzo 2009

“È una vita che ti aspetto” di Fabio Volo



Cosa succederebbe se il tuo medico ti dicesse che invece di dover morire per qualche malattia terminale, sei affetto dal mal di vivere? E che per sconfiggere questa strana malattia si deve vivere? Ce lo spiega Fabio Volo in questo suo romanzo intitolato È una vita che ti aspetto (pagine 179, euro 13, Mondadori), un romanzo caratterizzato da una scrittura ironica e leggera da una dettagliata descrizione di situazioni, pensieri, riflessioni e personaggi che si aggirano, come ombre, nella vita del protagonista. Francesco è un trentenne laureato, che vive tranquillamente da solo, possiede un’auto, degli amici, un lavoro (anche se non l’ama molto) e ha discreto successo con le ragazze. Praticamente svolge la vita che ha sempre desiderato fino a quando una notte non ha uno stranissimo sogno, che lo induce a prendere la decisione di farsi controllare da un amico medico.
I risultati delle analisi dicono che Francesco possiede una malattia molto inconsueta ma alquanto diffusa, quella del non vivere, del non avere la capacità di vivere pienamente la vita a causa di una vita priva di amore. Questa notizia sconvolge la sua esistenza.
Francesco intraprende così un viaggio alla scoperta della sua vita tentando di capire ciò che va e non va. Un vero viaggio d’introspezione cominciato in contemporanea con la partenza del suo migliore amico, Luca, che per lavoro è costretto a trasferirsi in Indonesia per qualche anno. Francesco ripercorre scene e momenti vissuti sperando di trovare soluzioni che dovrebbero portarlo alla creazione di una medicina personalizzata per curarsi dal suo non vivere, scoprendo di non essere padrone della sua vita, è come se fosse un robot telecomandato a distanza da vizi, abitudini e dall’incapacità di decidere di fare della sua vita ciò che veramente desidera.
A tratti le insicurezze prendono il sopravvento caratterizzando i suoi pensieri, rendendoli inadeguati per trovare una soluzione al suo particolare problema e continuare il suo personale percorso di ricostruzione chiamato “alla ricerca della felicità”. Decide quindi di prendere delle misure come quella di lavorare di meno, passando da un impiego full-tima a uno part-time. Questo passaggio gli permette di capire che può sfruttare quel tempo che gli rimane facendo tante cose come leggendo e frequentando di più i suoi genitori.
Stava meglio Francesco con quelle misure, ma nel contempo si sentiva più presuntuoso e fieri verso gli altri e questa condizione poco a poco lo stava estraniando dalla realtà e isolando dagli amici. Lentamente Francesco comincia a non farsi più del male, riuscendo persino a smettere di fumare, dopo una dura lotta contro anni e anni di accanito vizio. A piccoli passi si dirige verso la libertà e verso il vero e autetico amore che si svela inatteso davanti i suoi occhi, sugellando così la sua personale guarigione e riuscendo a raggiungere quello stadio chiamato libertà di amare.

Nessun commento:

Posta un commento