Cosa succederebbe se il tuo medico ti dicesse che invece di dover morire per qualche malattia terminale, sei affetto dal mal di vivere? E che per sconfiggere questa strana malattia si deve vivere? Ce lo spiega Fabio Volo in questo suo romanzo intitolato È una vita che ti aspetto (pagine 179, euro 13, Mondadori), un romanzo caratterizzato da una scrittura ironica e leggera da una dettagliata descrizione di situazioni, pensieri, riflessioni e personaggi che si aggirano, come ombre, nella vita del protagonista. Francesco è un trentenne laureato, che vive tranquillamente da solo, possiede un’auto, degli amici, un lavoro (anche se non l’ama molto) e ha discreto successo con le ragazze. Praticamente svolge la vita che ha sempre desiderato fino a quando una notte non ha uno stranissimo sogno, che lo induce a prendere la decisione di farsi controllare da un amico medico.
I risultati delle analisi dicono che Francesco possiede una malattia molto inconsueta ma alquanto diffusa, quella del non vivere, del non avere la capacità di vivere pienamente la vita a causa di una vita priva di amore. Questa notizia sconvolge la sua esistenza.
Francesco intraprende così un viaggio alla scoperta della sua vita tentando di capire ciò che va e non va. Un vero viaggio d’introspezione cominciato in contemporanea con la partenza del suo migliore amico, Luca, che per lavoro è costretto a trasferirsi in Indonesia per qualche anno. Francesco ripercorre scene e momenti vissuti sperando di trovare soluzioni che dovrebbero portarlo alla creazione di una medicina personalizzata per curarsi dal suo non vivere, scoprendo di non essere padrone della sua vita, è come se fosse un robot telecomandato a distanza da vizi, abitudini e dall’incapacità di decidere di fare della sua vita ciò che veramente desidera.
A tratti le insicurezze prendono il sopravvento caratterizzando i suoi pensieri, rendendoli inadeguati per trovare una soluzione al suo particolare problema e continuare il suo personale percorso di ricostruzione chiamato “alla ricerca della felicità”. Decide quindi di prendere delle misure come quella di lavorare di meno, passando da un impiego full-tima a uno part-time. Questo passaggio gli permette di capire che può sfruttare quel tempo che gli rimane facendo tante cose come leggendo e frequentando di più i suoi genitori.
Stava meglio Francesco con quelle misure, ma nel contempo si sentiva più presuntuoso e fieri verso gli altri e questa condizione poco a poco lo stava estraniando dalla realtà e isolando dagli amici. Lentamente Francesco comincia a non farsi più del male, riuscendo persino a smettere di fumare, dopo una dura lotta contro anni e anni di accanito vizio. A piccoli passi si dirige verso la libertà e verso il vero e autetico amore che si svela inatteso davanti i suoi occhi, sugellando così la sua personale guarigione e riuscendo a raggiungere quello stadio chiamato libertà di amare.
I risultati delle analisi dicono che Francesco possiede una malattia molto inconsueta ma alquanto diffusa, quella del non vivere, del non avere la capacità di vivere pienamente la vita a causa di una vita priva di amore. Questa notizia sconvolge la sua esistenza.
Francesco intraprende così un viaggio alla scoperta della sua vita tentando di capire ciò che va e non va. Un vero viaggio d’introspezione cominciato in contemporanea con la partenza del suo migliore amico, Luca, che per lavoro è costretto a trasferirsi in Indonesia per qualche anno. Francesco ripercorre scene e momenti vissuti sperando di trovare soluzioni che dovrebbero portarlo alla creazione di una medicina personalizzata per curarsi dal suo non vivere, scoprendo di non essere padrone della sua vita, è come se fosse un robot telecomandato a distanza da vizi, abitudini e dall’incapacità di decidere di fare della sua vita ciò che veramente desidera.
A tratti le insicurezze prendono il sopravvento caratterizzando i suoi pensieri, rendendoli inadeguati per trovare una soluzione al suo particolare problema e continuare il suo personale percorso di ricostruzione chiamato “alla ricerca della felicità”. Decide quindi di prendere delle misure come quella di lavorare di meno, passando da un impiego full-tima a uno part-time. Questo passaggio gli permette di capire che può sfruttare quel tempo che gli rimane facendo tante cose come leggendo e frequentando di più i suoi genitori.
Stava meglio Francesco con quelle misure, ma nel contempo si sentiva più presuntuoso e fieri verso gli altri e questa condizione poco a poco lo stava estraniando dalla realtà e isolando dagli amici. Lentamente Francesco comincia a non farsi più del male, riuscendo persino a smettere di fumare, dopo una dura lotta contro anni e anni di accanito vizio. A piccoli passi si dirige verso la libertà e verso il vero e autetico amore che si svela inatteso davanti i suoi occhi, sugellando così la sua personale guarigione e riuscendo a raggiungere quello stadio chiamato libertà di amare.
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