Domenica 22 febbraio passerà tristemente alla storia per la scomparsa di un grande uomo, giornalista e sportivo. Candido Cannavò, 78 anni dedicati alle sue grandi passioni, fino all’ultimo non si è staccato dalla sua amata Gazzetta, nella sala mensa del giornale il primo malore e dopo 4 giorni di sofferenza oggi ha deciso che per lui era il momento giusto di andar via. Ha scelto la domenica, il giorno dedicato ai grandi eventi sportivi quelli che lui riusciva a raccontare con la meraviglia dei suoi occhi, riusciva sempre a cogliere le emozioni più sottili, la parte umana delle imprese sportive. Chi scrive è un ragazzo di 27 anni che ha avuto l’onore di conoscerlo di persona nell’aprile del 2006; in quale occasione? Aveva organizzato nella sua Catania il ricordo di Angelo d’Arrigo a un mese dalla sua scomparsa. Ecco anche in quella sua occasione mostrò la sua profonda umanità che lo ha da sempre contraddistinto, fin da quando ragazzino di 19 anni iniziò a scrivere nelle pagine del “La Sicilia”. Lui nonostante il successo che giustamente ottenne, ben 19 anni di direzione del “La Gazzetta dello sport”, giornale che lui portò ad essere il più letto d’Europa, rimase sempre lo stesso. Molto legato alla sua famiglia, la moglie Franca, sempre al suo fianco e a cui và un sentito abbraccio di sostegno; sorrideva quando gli ricordavo che conobbe sua moglie ad AciTrezza paese della mia ragazza. Adorava i suoi 3 figli, mi unisco al loro immenso dolore. Il mio ricordo di Cannavò parte da molto lontano, lo seguo fin da quand’ero bambino. Per me lui è sempre stato il direttore della rosea e quando l’11 marzo 2002 lasciò il comando del giornale per me era già un giorno triste, ma fortunatamente rimase in redazione, riuscendo a non farmi sentire la sua mancanza. Lui per me è stato un maestro di Giornalismo, lui e Montanelli mi hanno fatto amare questa professione e da loro ho sempre cercato di cogliere quelle sfumature che li rendevano unici. Come dicevo ho avuto il piacere d’incontrarlo 2 anni e mezzo fa, l’ho intervistato perché stavo scrivendo la tesi, argomento le Olimpiadi, chi meglio di lui poteva aiutarmi. Per me era un sogno, il mio coraggio mi spinse a contattarlo e lui come una persona qualsiasi accettò entusiasta di essere intervistato da un ragazzino qualsiasi. Mi dedicò oltre un’ora del suo tempo. Più che un’intervista fu una lunga chiacchierata, la mia voce rotta dell’emozione e lui a parlare, a raccontarmi delle sue esperienze come si fa con un nipote, complimentandosi di tanto in tanto per la mia preparazione. Di lui mi colpì da subito quel mettersi allo stesso livello di chi aveva davanti, non si ergeva a superiore e riusciva a trovare tempo per tutti. Le sue parole hanno arricchito me e la mia tesi, poi diventata libro. Conserverò quel tempo trascorso con lui nel mio cuore. Oggi sono triste e quel che mi rende triste è sapere che non leggerò mai più le parole di Cannavò dopo i grandi eventi. Cosa sarà un’Olimpiade senza lui? Un giro d’Italia? Un mondiale? Un record? Dopo ogni evento mi chiedevo chissà cosa scriverà ora Cannavò, chissà cosa ne pensa. Sarà questo che mi mancherà più di ogni cosa. Domani comprerò la Gazzetta che andrà poi a impreziosire la mia lunga collezione, il giornale di domani è quello che non avrei mai voluto comprare, quello che non avrei mai voluto inserire nella mia collezione iniziata nel lontano 1994 con la morte di un altro grande, quella di Ayrton Senna. Senza nulla togliere all’attuale direttore Verdelli e la sua redazione, ma da domani le pagine della Gazzetta saranno molto più povere, meno rose. Il giornale non sarà più lo stesso…io continuerò a leggerlo perché so che da lassù lui come un faro indirizzerà tutti verso la giusta rotta. Oggi Catania, la Sicilia, l’Italia, il mondo dello sport, quello del giornalismo sono tutti più poveri, tutti un po’ orfani. Cannavò con se portava sempre e solo il distintivo dei 5 cerchi olimpici, portatrici di pace, lealtà, sportività e unione in giro per il mondo ed è questo che lui faceva con i suoi pezzi. Ecco lui scriveva articoli “Olimpici”, lui semplicemente narrava le sue emozioni. Non vedo altre persone in giro al suo livello. Direttore io la saluto, mi scuso se ho osato scrivere un suo ricordo dato che io sono nessuno…ma scrivere forse mi aiuta a superare il grande vuoto che ha lasciato. Di nuovo, con affetto, saluti mio caro Direttore.
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